DONATELLA BARBETTA
Cronaca

Fra’ Giampaolo Cavalli: “Lo Zecchino d’Oro ha bisogno di aiuto”

Il sogno del direttore dell’Antoniano: "Va valorizzato, la città deve fare di più. Maxi-schermo in piazza Maggiore durante la manifestazione oppure una rete tra le scuole di canto o un laboratorio per i più piccoli ancora da inventare”

Bologna, 24 dicembre 2023 – Che cosa ha in serbo per Bologna l’Anno che verrà? Quali sfide e quali opportunità attendono la città e cosa devono aspettarsi i bolognesi? Quali prospettive di sviluppo e di miglioramento ci sono per i cittadini? Sul tavolo i temi che accendono il dibattito pubblico. Il Resto del Carlino rivolge le domande ai protagonisti della cultura, dell’economia, delle istituzioni e più in generale di Bologna, con le interviste che continuate a trovare sulle pagine della cronaca locale. Oggi è il turno di fra’ Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano: il francescano sogna di far uscire lo Zecchino d’Oro dagli spazi di via Guinizelli 3 per una maggiore valorizzazione della manifestazione che il prossimo anno arriverà all’edizione numero 67. L’intervista è stata realizzata dalla giornalista Donatella Barbetta. Le foto sono state scattate da Gianni Schicchi e il video che trovate allegato è stato girato e montato da Marco Santangelo.

Fra’ Giampaolo Cavalli, 59 anni, direttore dello Zecchino d'oro
Fra’ Giampaolo Cavalli, 59 anni, direttore dello Zecchino d'oro

L’intervista di Donatella Barbetta

Non ricorre a giri di parole, soprattutto a poche ore dal Natale: Bologna potrebbe fare di più per lo Zecchino d’Oro e quindi anche per l’Antoniano. Il direttore, fra’ Giampaolo Cavalli (video), 59 anni, nato ad Arzignano, in provincia di Vicenza, ci accoglie negli spazi della mensa – è pomeriggio e gli ospiti sono appena andati via – dove alle pareti spuntano disegni di Babbo Natale, addobbi e scritte di auguri: come in una casa.

Fra’ Giampaolo quale è la sua richiesta alla città?

"Vorremmo che il Comune e la città si dedicassero con noi a portar fuori lo Zecchino d’Oro da via Guinizelli 3. Quando sono arrivato, a giugno del 2016, mi è dispiaciuto osservare che tutto si realizzava al nostro interno. Io stesso, venendo dal Veneto, avevo solo i ricordi delle canzoni della mia infanzia. Non conoscevo l’evoluzione dopo tanti anni".

Come ha reagito al primo impatto?

"Con grande stupore: mi ha colpito subito il fascino di un’iniziativa tanto bella, ma chiusa qui dentro. E invece sarebbe da trasportare all’esterno".

Ha già qualche idea da lanciare?

"Sì. Sogniamo un maxi schermo in piazza Maggiore durante le giornate di svolgimento dello Zecchino d’Oro, una rete tra le scuole di canto della città, oppure un laboratorio aperto ai bambini e alle bambine, ancora da inventare. Il nostro è l’unico festival al mondo in cui gli autori scrivono canzoni appositamente per i bambini. Dovrebbe essere maggiormente conosciuto e valorizzato: Bologna vive di accoglienza e potrebbe anche diventare la città della musica delle bambine e dei bambini. Del resto, l’Antoniano è patrimonio della città, non dei frati. E forse altrove questa storia non sarebbe proseguita così a lungo, nel 2024 ricorrono i 70 anni della fondazione".

Insomma, un coinvolgimento a tutto campo?

"Certo. Sento l’esigenza di trovare una maggiore sinergia e una strada che probabilmente stiamo iniziando a costruire. Sono i bambini che danno una mano agli adulti in difficoltà – e lo sguardo di fra’ Giampaolo è serio e commosso –, finanziando l’Antoniano e la mensa".

Il prossimo anno, intanto, nascerà il Piccolo coro di Caivano, gemello del Piccolo coro ‘Mariele Ventre’ dell’Antoniano.

"È così. Nel 2024 avremo l’edizione numero 67 dello Zecchino d’Oro e contemporaneamente partiamo con questa nuova avventura".

A che punto siete, si sono già fatti avanti dei bambini?

"Non ancora e non sappiamo neppure quanto tempo ci vorrà, una settimana o sei mesi: il coro sarà formato da 60 bambini, esattamente come quello di Bologna. Tuttavia, ci presentiamo in un territorio che non è il nostro e vogliamo essere accolti e non percepiti come invasori. Puntiamo ad avere il coinvolgimento delle famiglie, quindi occorre prima una fase di formazione, soprattutto dopo gli episodi violenti a carico di minorenni. Abbiamo il sostegno dei ministri Gennaro Sangiuliano, Eugenia Roccella, di padre Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, del sottosegretario Gianmarco Mazzi e di Fabio Ciciliano, il commissario straordinario di Governo per il risanamento e la riqualificazione del territorio di Caivano"".

Avete individuato uno spazio per le lezioni?

"Non ancora e servono anche le strumentazioni e i docenti. Ma ce la faremo".

Gli ospiti della mensa sono in aumento?

"Da luglio i numeri stanno crescendo, da 150 a 300. Se fossimo un ristorante, aver raddoppiato i posti a tavola sarebbe indice di grande successo. Ma purtroppo non è così".

Qual è il suo sogno?

"Chiudere questa mensa e tutte le altre mense per i poveri che abbiamo in Italia: vorrebbe dire che a nessuno più servirebbe aiuto per mangiare. Il 70% delle persone che accogliamo in queste settimane va dai 18 ai 50 anni: l’età più bella della vita".

Chi sono gli ospiti?

"Varie categorie di persone, noi per rispetto non facciamo domande, ma se qualcuno vuole confidarsi ci mettiamo in ascolto. Ho notato che stanno aumentando le donne. Recentemente ho incontrato una giovane coppia, con i vestiti puliti, ma non stirati: ragazzi con un lavoro, ma con quello che guadagnano non riescono a trovare una casa e dormono in auto. Nei centri della città sembra tutto bello, ma poi questa è la realtà: se non è neppure sufficiente lavorare, direi che c’è un problema sociale".

Quanto costa mettere a tavola 300 persone al giorno?

"Le spese vive si aggirano attorno ai 10mila euro a settimana per circa 2mila pasti e ogni pasto costa tra i 4 i 5 euro. La mensa è stata aperta il 13 giugno del 1954 e non è mai stata chiusa, neppure per un giorno: se facciamo i conti, i giorni di attività da allora sono stati circa 26mila. L’ultima idea è quella di cercare i ’custodi’ della mensa".

A chi pensate?

"Singoli, famiglie, aziende che dopo avere colto la dignità con cui accompagniamo gli ospiti scelgono di sostenere la mensa per una settimana. I luoghi sono curati, puliti, il cibo viene servito tenendo conto di una dieta equilibrata e variata. Bisogna tenere conto se abbiamo dei celiachi o delle persone allergiche. E poi acquistiamo alcuni alimenti, mentre altri ci vengono donati, magari dopo una festa aziendale, ma questo comporta una lavorazione maggiore del cibo. E non posso non pensare ai nostri volontari".

Un gruppo numeroso?

"Sì, i volontari attivi sono circa 400. Fanno i turni, perché la mensa è aperta dalle 12 alle 13,30: alcuni ospiti restano 5 minuti, altri 45. E poi lo staff di cucina, guidato dai cuochi Pasquale Chiara".

Qual è il menu di Natale?

"Tortino di zucca, antipasto di lasagne alla bolognese, manzo arrotolato e tacchino ripieno, un contorno e un dolce alla crema. E non mancherà l’accompagnamento musicale".

Quando il Piccolo coro tornerà in Cina?

"Partiamo subito dopo Natale, la prima volta dopo il Covid: abbiamo in programma otto concerti, sei a Shanghai e due a Nanchino. E i bambini danno appuntamento domani su Rai 1 alle 9,40 per lo Zecchino di Natale e il primo gennaio per il Concerto di Capodanno delle bambine e dei bambini,alle 17, 05, sempre su Rai 1".