Bologna, 11 novembre 2024 – “Mio papà è un uomo colpevole, sì, ma unicamente di aver gestito nel peggiore dei modi una relazione extraconiugale, e di aver fatto soffrire, per questo, me, mia sorella e mia mamma. Non riusciremo ad assolverlo per questo, ma non lo lasceremo in carcere tutta la vita”. È uno stralcio del lungo sfogo social di Nicola Amato, figlio di Giampaolo Amato, l’oculista condannato in primo grado all’ergastolo per il duplice omicidio della moglie Isabella Linsalata 62 anni a sua volta medico e della suocera Giulia Tateo di 87 anni.
Nicola, medico di 27 anni, ripercorre tutta la vicenda giudiziaria, ripartendo da quel sabato 5 marzo 2022 in cui “suona il campanello ed entrano 10-15 carabinieri con un mandato di perquisizione e iniziano a mettere sottosopra casa mia nella ricerca di prove”.
Partono “due anni e mezzo in cui ho vissuto in un incubo, dopo che tre anni fa ho vissuto una tragedia”.
Nicola ripercorre il rapporto con suo padre, interrotto dopo la scoperta della relazione extra coniugale: “Provate a immaginare la delusione di un figlio nel vedere il suo idolo tradire tutta la famiglia. La nostra famiglia perfetta non era più la stessa”.
Il racconto arriva poi alla sentenza, il 16 ottobre 2024, con la condanna di Giampaolo all’ergastolo. “Fidatevi – scrive Nicola – sarebbe stato più semplice per noi aver creduto e credere che questa sentenza sia giusta e veritiera”, ma “tra le parole di nostro padre, i suoi sguardi e le sue lacrime, da cui negli ultimi anni abbiamo sempre saputo discernere verità e non verità, riconosciamo l’innocenza di un uomo che vede la sua vita sfumare davanti agli occhi. Nostro papà di merita la solidarietà dei suoi figli. Noi non lo abbandoneremo”.