Dal cancro, fino al Covid, puntando i riflettori su immunità e vaccini. Questo l’incontro, o meglio, il lungo viaggio tra storia e scienza, condotto ieri dal professor Alberto Mantovani durante l’anteprima della nona edizione del Festival della scienza Medica (in programma il 10 e l’11 novembre), promosso dalla Fondazione per la Promozione e lo Studio della Scienza Medica, in collaborazione con l’università. Un viaggio tra sfide, ricerche, progressi e nuovi obiettivi. Per guardare con determinazione al futuro: "Il premio Nobel a Karikò e Weissman? Meritatissimo – afferma Mantovani –. Ho avuto il piacere di conoscere Karikò in tempi ancora non sospetti, prima che diventasse una ‘star’. Mi piace pensarlo come un Nobel alla speranza, soprattutto perché la tecnologia dell’Rna messaggero ha cambiato il modo con cui noi facciamo ricerca".
Un Nobel "che alimenta la speranza affinché questa tecnologia ci aiuti a ottenere farmaci innovativi, vaccini terapeutici. Noi abbiamo infatti solo vaccini preventivi, ma coltiviamo la speranza che si possano ottenere vaccini terapeutici contro il cancro, da utilizzare insieme alle altre armi immunologiche. Un Nobel alla speranza, infine, per ottenere vaccini che funzionino contro i grandi flagelli dell’umanità, contro cui non ne abbiamo ancora o dove si può fare di meglio. Come contro l’Hiv, la tubercolosi e la malaria".
Sul Covid, invece, a tre anni dall’inizio della pandemia Mantovani sottolinea come "lo sforzo sia stato immenso: si stima che nel primo anno di utilizzo, quando avevamo a che fare con un virus più aggressivo, i vaccini abbiano salvato circa 20 milioni di vite. Non solo – prosegue Mantovani –. Il virus muta e noi lo inseguiamo, proprio come facciamo con quello dell’influenza, e questa tecnologia ci promette di correre quasi alla stessa velocità del virus. L’invito è quello di vaccinarsi".
"Questo incontro – aggiunge il rettore Giovanni Molari – porta all’attenzione temi fondamentali per il futuro del sistema sanitario. Il nostro ateneo è consapevole della responsabilità sociale nell’investire sulla ricerca". Presenti anche Fabio Roversi-Monaco, presidente della Fondazione Scienza Medica, e Luigi Bolondi, presidente dell’Accademia delle Scienze.