Un’attività di spaccio lunga più di vent’anni. Che avrebbe consentito a Gianni Marseglia, nel tempo, di incamerare ingenti profitti illeciti poi utilizzati per acquistare case e beni. E proprio la differenza tra lo stile di vita e i redditi dichiarati del cinquantanovenne, già condannato a 4 anni e due mesi nel processo ‘Villa Inferno’, scaturito da un’indagine dei carabinieri, è alla base del decreto di confisca emesso negli scorsi giorni dalla sezione misure di prevenzione del tribunale, in accoglimento della proposta di misura patrimoniale avanzata dal questore Isabella Fusiello nell’aprile del 2022.
La confisca riguarda una villa, con annessa autorimessa, a Brindisi, dal valore di 200mila euro, che era già stata oggetto di sequestro preventivo lo scorso anno. Gli accertamenti patrimoniali, alla base del provvedimento, sono stati svolti dalla Divisione Anticrimine e hanno coperto l’arco temporale compreso tra il 2000 e 2020, interessando non solo la situazione patrimoniale dello spacciatore, ma anche quella dei suoi famigliari. Verifiche che hanno fatto emergere come in questi vent’anni il cinquantanovenne si sia dedicato con assiduità allo spaccio e ad altre attività illecite e che, allo stesso tempo, hanno dimostrato inequivocabilmente come gli esigui redditi leciti dichiarati da Marseglia e dal suo nucleo familiare sarebbero stati insufficienti a coprire persino le semplici spese ordinarie, non solo le acquisizioni immobiliarie effettuate. Come, appunto, l’acquisto del villino a Brindisi. Un’abitazione che Marseglia ha tentato di sottrarre all’aggressione patrimoniale facendolo confluire fittiziamente in un fondo patrimoniale destinato alle esigenze della famiglia.
"Il nostro lavoro di indagine ha fatto emergere un’evidente sproporzione tra i redditi leciti dichiarati dall’uomo e dal suo nucleo familiare, e gli investimenti effettuati, spiegabile unicamente con il costante flusso finanziario derivato dall’attività illecita di spaccio di stupefacenti", ha spiegato la dirigente della Divisione Anticrimine Silvia Gentilini, che ha sviluppato i complessi accertamenti con il supporto del commissario capo Laura Bernardi. Come precisa la dirigente, non si tratta di una confisca connessa a una singola indagine, "ma di una misura di prevenzione patrimoniale, provvedimento inserito nel Testo unico antimafia, che ha permesso di aggredire i beni di un soggetto di cui è stata provata la pericolosità sociale. Questo tipo di misure – precisa Gentilini – possono essere emesse a prescindere dalle condanne".
Nei confronti di Marseglia, inoltre, il questore Fusiello ha anche chiesto e ottenuto l’applicazione della misura della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno a Bologna per tre anni, durante i quali sarà sottoposto a un controllo da parte delle forze dell’ordine, con l’obbligo di non allontanarsi dalla città e di rimanere in casa di notte.
Il ruolo di Marseglia, come cristallizzato nell’inchiesta Villa Inferno, era quello di abituale fornitore della droga che animava i festini a base di sesso e cocaina sui Colli, nei quali era stata coinvolta una ragazza che all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 18 anni.
Nicoletta Tempera