Bologna, 20 novembre 2021 - "Ci sono delle new entry? C’è carne fresca?". Gli amici del giro di S. M., sapevano dove andare a bussare quando avevano voglia di passare una nottata ‘brillante’. Il quarantaseienne, piccolo imprenditore del settore immobiliare e organizzatore di serate, nonché gestore, nel 2017, di un noto locale sui Colli, è finito ai domiciliari, nella terza puntata dell’inchiesta Villa Inferno, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dal pm Stefano Dambruoso. Le accuse che sorreggono la misura, firmata dal gip Alberto Ziroldi ed eseguita ieri, sono spaccio e favoreggiamento della prostituzione. Il sostituto procuratore aveva chiesto il carcere, ma il gip ha ritenuto che le condotte relative allo spaccio di coca contestate all’indagato, difeso dall’avvocato Matteo Murgo, in base alle testimonianze raccolte nel corso delle indagini dovessero inquadrarsi più nella fattispecie della ‘lieve entità’, ritenendo però, allo stesso tempo, concreti i pericoli di reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Su questo ultimo aspetto, a pesare sulla decisione del gip anche l’episodio avvenuto in un ristorante del centro lo scorso 28 ottobre, quando S. M. aveva minacciato la testimone chiave di questa costola dell’inchiesta perché lo aveva denunciato e aveva pure spinto i gestori del locale ad allontanarla. Per quei fatti il pm Dambruoso ha aperto un altro fascicolo a carico del quarantaseienne, per violenza privata, minaccia e intralcio alla giustizia.
LE RAGAZZE
"Viene mio fratello da Milano, voglio fargli un regalo. Hai due ’zoccole’?". Con queste parole, stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, che contestano fatti a partire dal 2017, uno degli amici dell’indagato chiedeva al quarantaseienne di interessarsi e aiutarlo a organizzare una serata di sesso a pagamento. Una cortesia che l’ex gestore del locale sui Colli faceva, fornendo i numeri di escort ‘di professione’ e di ragazze che sapeva disponibili a passare una notte con uomini facoltosi in cambio di soldi e regali. Una di queste, che compare nel corpo dell’ordinanza, avrebbe chiesto lei stessa a S. M. di organizzarle incontri: "Lo sai che ho bisogno di lavorare, devo mantenere mia figlia", gli diceva. Lui, per il gip, avrebbe quindi fatto da tramite tra i frequentatori delle serate e le ragazze, per il ‘dopo cena’ che non si svolgeva però nel suo locale, ma in appartamenti nella disponibilità di escort e clienti. Da qui, l’accusa per favoreggiamento della prostituzione.
LA COCA
Per la Procura, l’immobiliarista sarebbe uno dei principali organizzatori dell’intrattenimento ’sui generis’ delle serate più trasgressive della ’Bolobene’, dove al tavolo, come condimento, non sarebbe mai mancata la cocaina. Nelle carte, a sorreggere questa accusa, figurano le testimonianze, oltre che della quarantenne supertestimone, anche di una delle ragazze squillo e di un’altra escort, che avrebbe raccontato di una festa in una villa del Modenese, organizzata dall’indagato, a seguito della quale i due avevano consumato coca e fatto sesso in macchina. Le indagini hanno ricostruito anche cene durante le quali si consumava coca tutti insieme, alle quali sarebbe sempre stato presente l’immobiliarista, ritenuto dalle testimoni colui che portava la coca.
LA MORTE DELL’AMICO
S. M. è indagato anche per morte a seguito di altro reato, per il decesso di un suo amico, avvenuto la sera del 17 dicembre del 2017. Per il fatto però, che vede il quarantaseienne iscritto a segito delle dichiarazioni fornite da una testimone, il pm non ha chiesto al gip alcuna misura, perché gli accertamenti sono ancora in corso. Stando a quanto ricostruito, poco prima che l’uomo fosse colto da un malore fatale, i due si erano visti. E per la supertestimone, quella sera S. M. avrebbe ceduto all’amico della cocaina. Un fatto a cui però la donna non aveva assistito direttamente, ma che aveva appreso solo in seguito, nell’ambiente comune frequentato da entrambi.