PATRICK COLGAN
Cronaca

Festa a Bologna in piazza Maggiore: il cuore della città diventa rossoblù per la Champions

Colori, bandiere, e fuochi d’artificio: i bolognesi si sono uniti un unico abbraccio tra lacrime e cori di gioia. Con loro anche i giocatori, da Skorupski a Orsolini, scatenato come i fan

Bologna, 13 maggio 2024 – È tutto vero, è Champions League, sessant’anni dopo. Quando arriva il fischio finale di Atalanta-Roma 2-1, piazza Maggiore è già piena. Ed esplode in un boato fra bandiere che sventolano, cori e telefoni alzati a riprendere un momento indimenticabile. Poi, via ai fuochi d’artificio per illuminare la notte.

Quando è quasi l'una piazza Maggiore risuona ancora dei cori di diverse migliaia di tifosi, quando, a sorpresa, arrivano alla spicciolata alcuni protagonisti della stagione: Skorupski e Urbanski prima e poi Aebischer (con gli occhiali scuri, forse per provare a non dare nell'occchio) e un Orsolini scatenato quanto i tifosi.

Ci sono cori per tutti: "Lukasz è uno di noi" cantano gli ultrà. E i giocatori saltano, cantano, si abbracciano e scattano selfie con il popolo rossoblù. Poi lasciano l'abbraccio della piazza dopo circa mezz'ora attraverso palazzo d'Accursio.

Approfondisci:

Un Thiago da impazzire: "Grazie davvero, Bologna". Una città sogna con lui. Ma il futuro è un rebus

Un Thiago da impazzire: "Grazie davvero, Bologna". Una città sogna con lui. Ma il futuro è un rebus
Bologna in Champions, la festa dei tifosi in piazza Maggiore (FotoSchicchi)
Bologna in Champions, la festa dei tifosi in piazza Maggiore (FotoSchicchi)

Un fiume rossoblù dove tutto si mischia: ultrà, famiglie, coppie, gruppi di ragazzi. Potrebbero essere diecimila persone. Tutte nel cuore di Bologna, attorno al Nettuno, luogo delle celebrazioni collettive. I tifosi del Bologna nati dopo lo scudetto del 1964, però, non ricordano altro che feste promozione, quelle del 1988, 1996, 2008, 2015.

Questa volta è diverso. Non è un titolo, una coppa, quella sfugge ancora, ma è meglio. La Champions fa girare la testa. Sotto San Petronio c’è il tifo organizzato, le bandiere, i fumogeni e i cori che hanno accompagnato una stagione incredibile.

E c’è qualcosa di liberatorio nella festa. A sessant’anni dallo scudetto del 1964, la Bologna calcistica finalmente gode. In piazza partono cori, sfottò immancabili per Roma e Juventus, fuochi d’artificio che illuminano San Petronio e palazzo del Podestà. “Mai abbastanza” si legge in uno striscione di un tifoso che non si accontenta. Vengono anche dall’hinterland, si vedono cartelloni di gruppi organizzati provenienti da Ceretolo e altre frazioni limitrofe. Ci sono bandiere con il simbolo rossoblù al centro del vessillo europeo con le stelle. C’è un coro anche per Carlo Nervo. Si beve, si brinda e il crescentone comincia a riempirsi di cocci di vetro.

Giovani, anziani, non si fa differenza d’età: la gente si abbraccia, piange, esulta. Si scattano selfie come se piovesse. Non è un sogno. In una conversazione durante il tragitto verso il centro con l’inviato di Dazn Alessio Di Giuseppe, Riccardo Orsolini, uno degli uomini-copertina del Bologna di Thiago, ha commentato questo momento di felicità: "Ce lo siamo meritati, con tutta la m....che abbiamo mangiato in questi anni”. Poi, il ricordo di Sinisa Mihajlovic, l’allenatore scomparso prematuramente ma rimasto nel cuore di molti giocatori: “Appena è finito il match con la Roma, ho pensato ho pensato a Sinisa”.

A Casteldebole, intanto, hanno fatto partite l’inno della Champions League. La seconda festa, quella ufficiale, partirà lunedì 20, dopo il match con la Juventus che, dopo il pareggio inaspettato con la Salernitana, è dietro ai rossoblù (stessi punti ma una peggiore differenza reti).

Dopo quella partita, si diceva, ci sarà il tour sul pullman scoperto per salutare la squadra, il tragitto è ancora in corso di definizione.