Giovanni Favia, imprenditore della ristorazione che da poco ha aperto il bistrot ‘Piano piano’ proprio di fianco a San Petronio, con veduta privilegiata su piazza Maggiore: com’è questo lockdown di fatto?
"Mancano le persone. Hanno paura di uscire. E mancano i turisti, mancano gli eventi e non ci sono tutti quelli che non hanno il Green pass. Diversi fattori che portano a una catastrofe".
Ma come è cambiata la città, chi frequenta ora la piazza?
"Vedo depressione e sconcerto, si è creato un clima da guerra civile. Penso alle file per i tamponi che vedo davanti al nostro locale, lì sotto Palazzo d’Accursio per entrare nella farmacia comunale. Ho visto gente piangere. I danni di questa frattura rimarranno, si è creato un mondo parallello: chi è sprovvisto di Green pass si è sentito discriminato, è il grande tema che ha impattato sulla socialità".
Come se ne esce?
"Cerchiamo di uscirne con le tagliatelle, il sorriso e un po’ di cultura. Mi piace coltivare la speranza, ecco perché siamo già pronti, ci attiveremo non appena sarà possibile, con diverse iniziative culturali che promuoveremo in piazza Maggiore. Stiamo lavorando con il professore Max Martelli, con Ricky Cantoni come stand up comedy, con l’associazione Dino Sarti e tanti altri. Facciamo rete sul territorio".
Gli albergatori chiedono aiuti al Comune, voi ristoratori?
"Come rappresentante delle attività di via delle Moline incontrerò le assessore Orioli e Guidone la prossima settimana, sarà importante trovare un punto di equilibrio sui dehors per la primavera e l’estate. Gli aiuti veri però devono arrivare da Roma, il Comune può invece snellire la burocrazia. Le utenze sono raddoppiate, per strada c’è criminalità, alcuni già chiudono: chiediamo una città più vivibile".
Paolo Rosato