CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Fabio Canino: "La mia Carrà rivoluzionaria"

Stasera al San Filippo Neri presenta il libro ’Raffa’, scritto con Roberto Mancinelli: "Un omaggio al mito di una donna libera"

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di Claudio Cumani

Fabio Canino, quando è diventato un fan accanito della mitica Raffa?

"Lo sono da sempre – se la ride lui –. Ricordo quei sabati sera da bambino davanti alla tv con i miei genitori. Me ne stavo lì in pigiama a sognare il mondo della televisione con tutte quelle luci e quei lustrini. Carrà ha la responsabilità di avermi fatto credere che quello fosse l’universo più bello". Una passione, quella per la show-girl scomparsa nel luglio dell’anno scorso, che il giudice di ‘Ballando con le stelle’ ha declinato negli anni in vari modi: con uno spettacolo teatrale (‘Fiesta’), con un programma tv (‘Rumore’) e con un libro scritto con Roberto Mancinelli, che si intitola ovviamente ‘Raffa’ e che viene ora ripubblicato da Mondadori. Canino lo presenta stasera alle 20,30 al LabOratorio San Filippo Neri. "E’ un omaggio – spiega - ricco di foto introvabili, memorabilia, interviste a gente che ha contribuito a creare quel mito".

Quant’era forte l’amicizia che la legava a Raffaella?

"Quando l’ho conosciuta temevo di restare deluso come spesso succede con i miti. Non è andata così. Era una persona concreta, determinata, libera. Mi ha sempre ringraziato sia per lo spettacolo che per il libro. Parlava tre lingue ed era convinta che le donne dovessero combattere una loro battaglia per l’autonomia. La famosa immagine del suo ombelico fu un atto rivoluzionario nella tv di allora. Carrà non si nasce ma ci vuole studio e applicazione per diventarlo".

Perché era un’icona?

"Non c’è un corso per diventare Raffa e non ci sono altre Raffa in giro. Parte della sua fortuna dipende dall’incontro con Gianni Boncompagni ma la sua originalità, a cominciare dall’abbigliamento, era assoluta. Aveva una vita sentimentale complicata ma non andava a feste o prime, preferiva starsene a casa con gli amici. Valutava con attenzione i progetti e sceglieva di migliorarsi e non di strafare. Anche per questo non ha mai conosciuto il declino e ha aperto la strada ad altre colleghe".

Con ‘Pronto, Raffaella?’ ha inaugurato la fascia televisiva dell’ora di pranzo...

"E anche quello è stato un momento rivoluzionario: una donna sola, senza un uomo a fianco, capace di intervistare, fra un balletto e l’altro, Gorbaciov o Madre Teresa di Calcutta.. E non bisogna dimenticare lo straordinario successo internazionale. Ancora adesso per fare festa nelle discoteche di tutto il mondo si mettono le sue canzoni, da ‘Come è bello far l’amore’ a ‘Tuca tuca’. A me, però, i brani che piacciono di più sono le ballate come ‘E salutala per me’".

In carriera però ha avuto anche incidenti di percorso come il Sanremo del 2001.

"Non è dipeso da lei, era un momento storico particolare e comunque Raffaella ha portato un ospite straordinario come Eminem. Non è da tutti".

Una sua carta vincente è stato il look. A chi si ispirava?

"Al suo fianco non voleva sarte ma solo costumiste. Sosteneva in scena non si dovevano indossare abiti che si potevano trovare nei negozi. Ed ecco allora le zeppe, i brillantini sugli abiti, le spalline nelle giacche. Ha costretto le donne italiane a portare le spalline per anni".