Bologna, 26 luglio 2024 – Un'attivista di Extinction Rebellion, Valentina Corona, di 33 anni, ha denunciato le forze dell'ordine alla Procura per presunti abusi subiti in Questura in occasione delle manifestazioni del 9 luglio contro il G7 Scienza che si svolgeva in città.
La ragazza, raggiunta in questi giorni da un avviso orale, era stata fermata nel corso della manifestazione durante la quale gli attivisti avevano esposto uno striscione sulla Torre dell'Orologio. E ha raccontato nell’esposto di essere stata fatta “spogliare e piegare in un bagno sporco e nauseabondo della Questura sotto gli occhi dell'agente di polizia che la stava perquisendo”. L’esposto, affidato all’avvocato Ettore Grenci, è per “sequestro di persona e falso in atto pubblico”.
Corona racconta di aver provato a raggiungere la terrazza di Palazzo D’Accursio, dove si trovavano gli altri attivisti: “Ho provato a salire in terrazza per mediare tra attivisti e agenti, insieme a un'altra persona”. Mentre salivano “un agente mi ha detto di mettermi al muro e stare ferma, mentre un altro mi ha detto che se fossi scappata sarei stata presa. Qui siamo rimasti un'ora. Ho chiesto se ero in stato di fermo e mi hanno risposto di no”. Poi “ci hanno detto di andare in Questura, con mia grande sorpresa, contestandoci il reato di manifestazione non autorizzata".
L’attivista spiega di non aver opposto resistenza e una volta in Questura di essere stata portata, con gli altri, in camera di sicurezza, “dove ci hanno tolto i telefoni”, dice Corona. Ai ragazzi “hanno detto di svuotare le tasche, a me che mi avrebbe perquisito un'agente donna”. Quindi la ragazza sarebbe stata portata “in un bagno lurido, in condizioni pessime. L'agente mi ha chiesto di togliermi maglietta e gonna. Mi sono trovata in mutande e reggiseno, mi hanno dato fazzoletti dove appoggiare i piedi dopo essermi tolta le scarpe. È qui che ha detto ‘guarda che devi rimanere nuda', spiegando come fosse una forma di perquisizione ordinaria e che tutte venivano perquisite in quel modo. Per inesperienza mi sono tolta mutande e reggiseno".
E ancora: “L'agente mi ha detto di girarmi di spalle e fare un piegamento. Poi mi sono rivestita, sono tornata in camera di sicurezza dove nel frattempo c'erano 10 attivisti, quelli col lucchetto al collo. Ho chiesto se qualcuno di loro fosse stato perquisito e nessuno mi ha risposto. Ho realizzato in quel momento di aver subito un abuso perché solo io sono stata sottoposta a quel trattamento. Ho pianto, cercato di riprendere le forze e di chiedere spiegazioni di quanto successo”.
A questo punto la ragazza ha richiamato l'attenzione di Antonio Marotta, dirigente della Digos, “che ha detto che la perquisizione si è svolta in maniera legale. Ho chiesto di mettere per iscritto che ero stata denudata durante la perquisizione. La risposta è stata ‘certamente’”.
Poi la ragazza è stata fotosegnalata e le sono state prese le impronte: “Ho capito di essere stata percepita come una criminale”, commenta l’attivista, che spiega di non aver firmato il verbale,”perché c'era scritto 'non mi avvalgo di qualcuno che mi assista', nè che c'erano 'note aggiuntive'. Successivamente sono stata raggiunta dall'ispettore che ha ordinato la perquisizione, e mi ha chiesto scusa per il trattamento subito perché si era andati oltre la normale procedura, quando era evidente che non avessi droga o armi”.
Una dichiarazione "registrata in video non nascosto e allegata agli atti della mia denuncia. Sono una funzionaria pubblica, lavoro nelle istituzioni. Credo nel servizio pubblico e voglio credere anche nella giustizia e sento di avere subito una grande ingiustizia e di essere una persona che non meritava questo trattamento”
Extinction Ribellion, in una nota, ricorda come quel giorno furono “portate in Questura, 21 persone furono poste in stato di fermo per più di 7 ore, senza ricevere né cibo né acqua, per poi essere denunciate con capi d'accusa pretestuosi tra cui violenza privata e danneggiamento aggravato. Negli ultimi giorni, inoltre, sono stati notificati otto fogli di via a tutte le persone coinvolte non residenti a Bologna, costrette a lasciare Bologna nel giro di 48 ore, e un avviso orale indirizzato alla donna. Alcuni fogli di via sono addirittura stati notificati, in maniera illegittima e in contrasto con la normativa, anche a persone che vivono, lavorano e studiano a Bologna”.
Nell’immediatezza dei fatti, in una nota la Questura aveva spiegato come “in riferimento agli atti di polizia giudiziaria espletati e alle modalità della loro esecuzione, rispettose delle procedure e delle norme, si dà atto che l’Autorità giudiziaria è stata dettagliatamente informata”.