Brusca frenata delle esportazioni. L’inizio dell’anno era stato positivo, con un +1,1% nei primi tre mesi del 2020, pari a un valore complessivo di beni made in Bo venduti all’estero di oltre 1,6 miliardi di euro. (In regione, solo Parma e Ravenna avevano fatto meglio, mentre le altre province avevano registrano tutte performance negative, a fronte di una media regionale del -2,4% e italiana del -1,9%). Poi, è arrivata la grande gelata.
Hanno, per esempio, rallentato le vendite in Germania, principale meta di destinazione della manifattura bolognese oltre confine.
"In questo trimestre – segnala l’Ufficio statistica della Camera di Commercio, che ha elaborato dati Istat – la flessione è vicina al -2,6%. In rallentamento anche le vendite negli Stati Uniti (-3,2%) e in Francia (-3,5%).
Valerio Veronesi, presidente della Camera di Commercio, definisce questi dati "preoccupanti". Anche perché "non sono ancora i segnali degli effetti del blocco delle attività di marzo, aprile e gran parte di maggio". Facile pensare, insomma, che le cose possano andare ancora peggio quando sui dati dell’export ci sarà l’impatto del lockdown.
Ma già dal 2019, avverte Veronesi, "le esportazioni bolognesi erano in costante diminuzione, soprattutto nei settori in cui siamo più competitivi, come la meccanica, e nei paesi che ne sono la destinazione principale, come la Germania".
In altre parole, la chiusura delle attività, causata dalla pandemia, "ha strozzato un’economia che già manifestava segnali preoccupanti. Rialzarsi non sarà facile".
La strada per ripartire, afferma il numero uno della Mercanzia, "è puntare sulla competitività, e quindi sull’innovazione, la formazione, la semplificazione".
Le imprese "sono il cuore che permette al Paese di essere fondato sul lavoro. Non agire ora – con velocità ed efficienza – per dare alle aziende liquidità e certezze,. può portare a conseguenze sociali che nessun dato statistico potrà mai fotografare".