NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Ex vertici del Conad indagati. Altre perquisizioni, atti sequestrati

Le Fiamme Gialle hanno acquisito nuovi documenti, nell’ambito dell’indagine per corruzione

La Triumph sequestrata dalla Guardia di Finanza all’ex ad di Conad Pugliese

La Triumph sequestrata dalla Guardia di Finanza all’ex ad di Conad Pugliese

Altri documenti sono stati acquisiti giovedì dalla Guardia di Finanza, nel corso delle perquisizioni che hanno accompagnato l’esecuzione dei sequestri preventivi, per 36 milioni, a carico dell’ex ad di Conad Francesco Pugliese, dell’ex direttore finanziario della stessa Mauro Bosio e degli altri sette indagati. Che rispondono, a vario titolo, di corruzione tra privati e autoriciclaggio, nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo reggente Francesco Caleca e dalla pm Michela Guidi, nata da un esposto presentato dai due legali rappresentanti delle cooperative Conad Nord Ovest e Conad Centro Nord e che vede, come parte lesa, il gruppo Conad. Un’indagine che non si è ancora conclusa, con gli investigatori che anche giovedì hanno acquisito ulteriore documentazione per ‘mettere in ordine’ tutti i tasselli che compongono l’architettura dell’inchiesta, il cui fulcro è una società, la Ramaf Srl, costituita il 15 novembre del 2017 da Pugliese e Bosio, con anche i loro famigliari, la cui attività è cessata a dicembre 2023, una settimana dopo aver ricevuto la ‘visita’ dei finanzieri.

Sulla carta, la Ramaf risultava amministrata da Emilio e Davide Oliviero, entrambi adesso indagati per corruzione e autoriciclaggio. Emilio, 58 anni, commercialista, già a ottobre scorso è finito nei guai, coinvolto in una maxi frode fiscale in Veneto, indagato assieme ad altri due imprenditori del settore petrolifero: nei suoi confronti era stata disposta la custodia cautelare in carcere, da cui è uscito da poco. Le indagini, anche in questo caso condotte dalla Finanza, avevano ricostruito un’evasione delle imposte sui redditi e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nel settore del food & beverage, pari ad almeno 33 milioni di euro.

Un modus operandi, quello dell’emissione di fatture a fronte di operazioni ‘fantasma’ che viene contestato anche nell’inchiesta bolognese agli indagati, che avrebbero così ‘mascherato’ le tangenti ricevute dall’imprenditore degli autotrasporti Marco Candiani e dal broker Raffaele Mincione, facendole passare per pagamenti delle onerossissime consulenze offerte dalla Ramaf.

Onerossissime, e a quanto pare anche esclusive, visto che da quanto emerso finora dal lavoro della Finanza la Ramaf non avrebbe avuto altri clienti eccetto i due ‘big’. Candiani, stando all’accusa, avrebbe versato 3 milioni di euro nelle casse della società per ottenere da Conad (con cui già collaborava) il rinnovo dell’appalto per il trasporto delle merci deteriorabili. Il broker Mincione, invece, pagando una tangente da 11 milioni e 300mila euro a Pugliese e Bosio, sarebbe riuscito a entrare nell’affare dell’acquisizione del ramo italiano di Auchan, riuscendo ad ‘accaparrasi’ al costo simbolico di un euro, l’intero patrimonio immobiliare del colosso francesce in Italia. Accuse da cui gli indagati sono pronti a difendersi: il professor Stefano Putinati, legale di tutta la famiglia Pugliese (con l’ex ad di Conad sono indagati anche la moglie e il figlio) ha già annunciato il ricorso al Riesame sui sequestri, "per fare chiarezza. I miei assistiti sono sereni, pronti a difendersi in aula", ha spiegato.