Industria italiana autobus vede la luce. Il sito di Bologna non verrà chiuso e non ci saranno i 77 trasferimenti-licenziamenti che hanno indignato la città (con le lettere inviate il 2 agosto, giorno della strage alla stazione). La giornata di passione è iniziata ieri mattina, quando davanti ai cancelli della fabbrica di Bologna, si sono presentati la segretaria Pd Elly Schlein e il sindaco Matteo Lepore. Ma anche l’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla con esponenti Pd, M5s e Verdi. Obiettivo: dare manforte ai lavoratori in partenza per l’incontro romano al ministero delle Imprese e del made in Italy.
Da Seri Industrial, l’azienda di Avellino che ha rilevato l’ex Breda, dal summit sono arrivate prospettive positive, in primis il ritiro dell’ipotesi di chiudere lo stabilimento bolognese che resterà attivo con quello campano di Flumeri. In più, stando al piano industriale annunciato (ma solo a voce, per questo – si ripete – servono garanzie) verrà potenziato il personale. Sessanta lavoratori in più per Bologna (di cui 40 ingegneri per la divisione ricerca e sviluppo) e altri 180 per Flumeri per potenziare i livelli produttivi.
A dare maggiore forza all’investimento della famiglia Civitillo, poi, arriverà la partnership con un gruppo cinese che entrerebbe in Iia con una quota del 25%. Si parla del colosso Ccig che già ha visitato gli stabilimenti di Bologna e Flumeri: l’investimento è finalizzato alla produzione di veicoli commerciali e l’intesa potrebbe già chiudersi a fine mese.
Conferma il ministro Adolfo Urso: "Siamo finalmente sulla strada giusta, dopo anni di disastro industriale, in cui sono stati bruciati oltre 300 milioni di risorse pubbliche. Il nuovo piano industriale può segnare la rinascita del bus italiano anche con il supporto tecnologico di un grande player internazionale. Mi auguro che ciascuno faccia la sua parte".
L’assessore al Lavoro Vincenzo Colla e il sindaco Matteo Lepore chiedono "chiarezza e lealtà delle parti". Per la Regione e Palazzo d’Accursio una volta bloccati i trasferimenti-licenziamenti, "va avviato un percorso con la garanzia del ministero per discutere il piano industriale tra parti sociali e proprietà e salvare le lavoratrici e i lavoratori". Altro capitolo, il partner cinese. "Un accordo definitivo cambierebbe lo scenario della discussione portandola a una valenza politico-istituzionale nazionale", dicono da viale Aldo Moro. Un tema, questo, considerato anche dai sindacati (Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm, Fismic, UglM nazionali) che sottolineano gli aspetti positivi del summit, ma anche le ombre. Partendo dalla ’luce’ c’è lo stop della procedura di trasferimento della produzione da Bologna a Flumeri: da qui "partirà un confronto con la nuova proprietà di Iia, prima in sede locale, poi a livello nazionale il 16 settembre". Dubbi, invece, sull’ingresso dei cinesi "perché consentirebbe l’accesso a componentistica a prezzi molto bassi", con il rischio che "Iia possa diventare un veicolo di commercializzazione di bus prodotti in Cina", è l’avvertimento. Per il resto – ammoniscono le sigle dei metalmeccanici – non si torna indietro sulla "continuità industriale e occupazionale o riprenderemo le mobilitazioni".