PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Ettorre: "Le mie parole nei testi di Sanremo"

Cresciuto fra Tpo e Garrincha, firma quattro canzoni in gara, fra cui quelle di Mahmood e Amoroso. "Il sogno? Scrivere per Vasco"

Ettorre: "Le mie parole nei testi di Sanremo"

Ettorre: "Le mie parole nei testi di Sanremo"

Bologna, 10 febbraio 2024 – Dal rap al rock con consapevolezza sociale, dalla canzone d’autore alle ballate melodiche, Jacopo Ettorre è uno dei protagonisti assoluti della nuova ondata di autori di testi che hanno cambiato, negli ultimi anni, il pop italiano. La sua presenza, nel Sanremo 2024, attraversa i linguaggi più disparati della musica leggera, sue le parole di Tuta Gold di Mahmood, Fino a Qui di Alessandra Amoroso, Il Cielo Non Ci Vuole di Fred De Palma e Governo Punk dei Bnkr44. Ha scritto anche per Annalisa, Fedez, Max Pezzali e molti altri. Ettorre, è nato a Forlì nel 1990 ma ha vissuto e lavorato a Bologna, prima di trasferirsi a Milano.

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Ettorre, il suo percorso artistico, adesso approdato a Sanremo con quattro canzoni, un record, è legato a Bologna.

"Da adolescente volevo fare il cantante, non pensavo assolutamente alla carriera di autore. E ho iniziato con il rap nella città, Bologna, dove è nata la scena dell’hip hop italiano. Nel 2007 partecipavo alle serate in rime del primo Tpo, organizzate da Arena 051, un laboratorio dal quale sono passati tanti grandi rapper. È stata una esperienza formativa importante, mi ha insegnato a cercare le maniere di adattare le rime ai ritmi afro americani, a far dialogare versi e improvvisazione. Quella è stata la mia vera scuola".

Poi ha abbandonato il palco per dedicarsi alla scrittura.

"Col passare degli anni il mio interesse per il palcoscenico è scemato, ma prima ci sono stati anni di gavetta, di audizioni in giro per l’Italia, dove cercavo di farmi conoscere come interprete, oltre che come autore. Spesso accompagnato dai miei genitori, è stata l’occasione per entrare in contatto con il mondo del quale volevo fare parte, e che ho poi deciso di frequentare dedicandomi esclusivamente alla scrittura".

Quale è stato il primo disco importante al quale ha lavorato?

"Sicuramente l’album d’esordio di Benji & Fede, 20.05, uscito nel 2015 e diventato subito disco di platino, fatto che accade molto raramente con il primo lavoro di un artista. Dentro c’erano delle mie canzoni e questo mi ha permesso di diventare un autore molto richiesto".

Quanto deve essere presente l’identità di uno scrittore di testi nelle canzoni che altri interpretano?

"Non esiste una regola, io credo che l’autore debba fare un passo indietro, avere un linguaggio riconoscibile, ma non fortemente identitario, capace, invece, di adattarsi a forme espressive diverse, come molto diversi tra loro sono i brani con i quali partecipo a Sanremo".

Ci sono fonti di ispirazioni che hanno un ruolo di rilievo?

"La canzone d’autore italiana, naturalmente, dai testi cantati da Battisti a quelli interpretati da Rino Gaetano. E poi Vasco Rossi, per il quale ho una ammirazione incondizionata. Ecco, scrivere per Vasco sarebbe per me un punto d’arrivo".

C’è una realtà musicale bolognese alla quale si sente particolarmente legato?

"Sicuramente Garrincha Dischi, la casa discografica dello Stato Sociale, amici con i quali sono cresciuto artisticamente. Per l’etichetta nel 2021 ho pubblicato l’unico mio disco come cantante, oltre che come autore, Siamo sicuri di essere giovani?, con ospiti Jake La Furia e Lo Stato Sociale. È una famiglia, un laboratorio, la dimostrazione di quanto Bologna contribuisca al futuro della musica in Italia".