Bologna, 24 ottobre 2024 - Un esposto contro ignoti per accertamenti relativi all’esondazione del Ravone in prossimità di via Riva Reno la sera di sabato scorso. È quello che ha presentato il ristoratore ed ex Movimento 5 Stelle, Giovanni Favia, questa mattina in Procura.
"La causa del vero e proprio disastro – si legge nell’esposto – che ha interessato la zona in oggetto, non è stata da sola la mole di acque meteore portate dal Ravone nel Reno, fatto anomalo essendo il Ravone nel punto in cui incontra il canale del Reno di sezione notevolmente inferiore allo stesso. Altro fatto anomalo e che induce a cercare altre spiegazioni, si può trovare nell’assenza di esondazioni nella prima zona scoperta del canale dopo la fine del cantiere, ovvero nel primo tratto scoperto del Navile adiacente a via Bovi Campeggi”.
Negli anni passati, sottolinea l’ex Movimento 5 Stelle, "a protezione della centrale idroelettrica del Cavaticcio sita in Largo Caduti del Lavoro, venne posto uno sgrigliatore nel canale del Reno in prossimità di via Marconi, nella parte tuttora tombata del canale. Lo sgrigliatore è un sistema che permette di trattenere i detriti per poi compattarli e gestirli come rifiuti. L’attuale sgrigliatore era pertanto completamente inidoneo a gestire le ramaglie del Ravone e i detriti ingombranti e i depositi di materiali del cantiere come riscontrabile dalla foto precedente al disastro”.
Secondo il ristoratore, "è indubbio che alzare la griglia lasciando passare i detriti del cantiere e le ramaglie avrebbe comportato danni alla centrale elettrica del Cavaticcio, ma va anche tenuto conto che la centrale non era in funzione essendo in corso la sostituzione della turbina e che i danni dell’esplosione torrentizia in via Lame e zone limitrofe sono stati enormi. È mancata pertanto una cosciente valutazione rischi-benefici”.
Nell’esposto Favia spiega come ai primi aumenti del livello idrometrico del canale, lo sgrigliatore è andato in blocco trasformandosi in un tappo. L’attenzione si è poi concentrata sul canale delle Moline che, se fosse stato riaperto, "avrebbe potuto fungere con la sua ampia portata da naturale cassa di espansione e far defluire parte delle acque”.