REDAZIONE BOLOGNA

Epatite bambini, allerta Sant’Orsola e Ausl: c'è una task force a Bologna

Lanari (Policlinico): "Protocollo redatto dai pediatri ospedalieri, dal Dipartimento di Sanità pubblica e dagli infettivologi. L’obiettivo è individuare i casi sospetti, già attivati i medici di guardia nei Pronto soccorso". La Regione: "Attenzione rafforzata"

Ospedali, pediatri e medici di base allertati per l’epatite acuta (foto d'archivio)

Bologna, 24 aprile 2022 - Epatite acuta nei bimbi di origine sconosciuta: sotto le Due Torri si sono già accesi i riflettori su questa malattia del fegato e gli specialisti del Sant’Orsola e dell’Ausl si sono confrontati e hanno messo a punto un protocollo comune per l’individuazione di eventuali casi.

"Dopo il centinaio di epatiti non conosciute registrate in Gran Bretagna e altre in Danimarca, in Spagna, in Olanda e in Alabama ci siamo allertati, anche se finora non c’è allarme – precisa il professor Marcello Lanari, direttore della Pediatria d’urgenza e del Pronto soccorso pediatrico del Sant’Orsola –. Così abbiamo costituito un gruppo di lavoro con i medici del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl, i colleghi della Pediatria del Maggiore e, con la consulenza degli infettivologi dell’équipe del professor Pierluigi Viale, abbiamo messo a punto un documento interaziendale che garantisce un’attenta sorveglianza su questi casi, come viene richiesto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il testo redatto è stato inviato ai medici di guardia dei Pronto soccorso, e sarà diffuso ai pediatri di famiglia e ai medici di medicina generale".

Epatite bambini, due casi sospetti in Emilia Romagna

Il gruppo di lavoro

Insomma, l’attenzione è alta anche in città, la task force è già attiva sul territorio. La Regione ieri, nel pomeriggio, fa riferimento alla circolare del ministero della Salute "nella quale si dà conto della segnalazione di 11 casi di epatite acuta di natura non conosciuta rilevati in alcune regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna", numero calcolato fino a venerdì, con due casi confermati. E dalle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna è stata inviata a Roma "la segnalazione di due casi nel Modenese – precisa la Regione –, di cui uno, sulla base dei criteri della definizione di ’caso’ del ministero della Salute, è ritenuto ’possibile’ e attualmente è a domicilio in via di guarigione, e uno – ricoverato, ma in via di miglioramento – per il quale sono in corso di valutazione possibili ulteriori cause eziologiche". Per la Regione, "l’attenzione è rafforzata", anche se "al momento non vi sono situazioni che destino particolare allarme. E questo è quanto ora è possibile dire, tenendo conto della naturale riservatezza legata a vicende che riguardano la salute delle persone. Come raccomandato dal ministero, i professionisti della Sanità dell’Emilia-Romagna sono impegnati a segnalare eventuali nuovi casi".

Gli avvisi

"La definizione di caso per l’Oms si ha quando il bambino ha meno di 10 anni, un test negativo per i virus dell’epatite A, B, C, D, E, e valori molto alterati, oltre 500, delle transaminasi, gli enzimi che segnalano una sofferenza del fegato – spiega Lanari –. Inoltre, cerchiamo anche la presenza dell’adenovirus. Si parla di epatite di origine non conosciuta quando non riusciamo a individuare l’agente patogeno e in quel caso come misura di prevenzione isoleremo il paziente, immaginando una possibile forma contagiosa, indossando i dispositivi di protezione individuale, come abbiamo imparato con il Covid. Inoltre, tra le spie del danno epatico compaiono l’ittero, quindi un colore giallo della cute. Poi si possono anche manifestare forme gastroenteriche con vomito, diarrea e febbre. Al momento, non abbiamo avuto casi di questo genere, ma se ci capitassero applicheremo il protocollo, andando a cercare i virus conosciuti. In loro assenza, classificheremo l’epatite di origine non conosciuta. Si affiancano poi anche esami sierologici e quelli collegati al Covid".

"Il vaccino non c’entra"

E a proposito di Coronavirus, il pediatra è chiaro: "Non sono emersi collegamenti con la vaccinazione anti Covid, anche perché alcuni bambini risultati più gravi erano al di sotto dei 5 anni e quindi nella fascia dei non vaccinabili. In un anno, in media ricoveriamo una decina di bimbi con epatiti causati da virus conosciuti o da altre cause, come farmaci o sostanze diverse: li teniamo sotto controllo, li idratiamo, verificando che il danno al fegato non peggiori".