"La bellezza dei miti greci sarà sempre attuale, anche tra cinquemila anni. Sono il nostro presente". È questo il concetto alla base della lezione-spettacolo ironica e coinvolgente Sei un mito! Scopri chi sei attraverso i miti greci, che lo scrittore e insegnante Enrico Galiano metterà in scena stasera alle 20.30 all’Oratorio San Filippo Neri. Inaugura così la nuova rassegna dedicata alla scuola I Prof, inserita nell’ambito della programmazione del LabOratorio, curata da Mismaonda con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Lo spettacolo di stasera, di Enrico Galiano in collaborazione drammaturgica con Andrea Delfino e prodotto da Retropalco Live Entertainment, è a ingresso libero fino a esaurimento posti.
Galiano, i miti greci sono tra le storie più antiche di cui disponiamo, eppure parlano ancora di noi.
"Mi piace citare la frase di Sallustio: “Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre“: è così, sono storie di fantasia, ma descrivono la realtà meglio della realtà stessa. Parlano ai giovani, a tutti noi".
Lei ha scelto come concetto chiave il daimon platonico: che cosa ci insegna?
"Secondo Platone, ognuno di noi riceve in dotazione una sorta di angelo custode, il nostro daimon, che ci suggerisce quali siano le scelte più giuste per raggiungere l’eudaimonia (in greco, la massima felicità)".
E questo non rischia di essere deresponsabilizzante?
"Penso invece sia altamente responsabilizzante, ed è un tema su cui vorrei che i ragazzi riflettessero: il daimon è qualcosa che arriva dal cielo, ma poi sta a noi decidere se ascoltarlo, se dargli voce o chiuderlo in una cantina. Così come, nella vita, scegliamo quotidianamente se ascoltare o reprimere le nostre vocazioni".
Quali altre storie porta sul palco?
"La ’saga’ della famiglia di Zeus, che ha parti molto comiche, e anche miti meno conosciuti come quello di Ciparisso, amato da Apollo, che accidentalmente uccide la cerva del dio e chiede di poterla piangere in eterno: è un messaggio anche questo, ognuno di noi riceve un dono e deve prendersene cura".
Il suo è una "lezione-spettacolo": in che cosa consiste?
"Faccio lezione come se fossi in classe, ma mi avvalgo di immagini, film, canzoni, elementi multimediali, e questa è la parte teatrale. In realtà credo che la scuola sia una forma di teatro: ogni insegnante è come un attore, e la recitazione è finalizzata all’educazione. La serata è adatta ai ragazzi delle medie, perché racconto storie divertenti ed emozionanti, ma anche ai più grandi: il secondo livello di comprensione dello spettacolo è la ricerca di se stessi".
Lei lavora con i ragazzi e ha anche scritto libri indirizzati a loro: secondo lei nei miti greci c’è un valore che oggi manca?
"Il senso del tragico: nella Grecia antica il dolore non viene eluso, anzi, tutti gli umani sono definiti ’mortali’, in una visione tragica dell’esistenza, ma non pessimista. Permea un senso di vitalità, perché, con questa idea, ogni istante che viene concesso è un grande dono. Dal cristianesimo in poi, credendo nell’esistenza di una vita dopo la morte, questo valore del tragico è venuto meno".