DONATELLA BARBETTA
Cronaca

Emergenza infermieri nell’Ausl di Bologna: "Al Maggiore altre 18 dimissioni"

Bordon: "Ricevute la scorsa settimana, senza preavviso. Incontrerò i sindacati, condivido le loro preoccupazioni"

Paolo Bordon

Bologna, 2 settembre 2023 – Emergenza infermieri: l’allarme lanciato dai sindacati viene confermato anche dal numero uno dell’Ausl.

Quaranta uscite in tre mesi, una situazione difficile da affrontare?

"Condivido le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali, non vanno sottovalutate – risponde Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda –. Del resto, ci sono scenari in continuo cambiamento e incontrerò entro due settimane i sindacati del comparto per un confronto".

Quali sono gli scenari che cambiano?

"Attualmente al Maggiore siamo impegnati a fronteggiare le 18 dimissioni di infermieri, senza preavviso, ricevute la scorsa settimana. Undici uscite dall’area medica e sette da quella chirurgica".

Quali misure in campo?

"Il quadro è complicato, stiamo facendo qualche accorpamento e poi abbiamo deciso di chiudere il reparto di Villa Erbosa dal 1° ottobre, dove avevamo affittato gli spazi: ho già avvisato la direttrice Elena Bottinelli. Recuperiamo così una decina di infermieri e riporteremo 16 letti di lungodegenza e 10 di cure intermedie al Maggiore. E poi passeremo a dei ragionamenti riorganizzativi. Intanto, ho parlato con il mio collega Tiziano Carradori dell’Ausl Romagna: per il momento ora ho detto no alla mobilità di alcuni infermieri verso la sua Azienda perché devo difendere il nostro livello occupazionale. Certo, a metà settembre si chiude il piano ferie e la nostra Ausl è focalizzata principalmente sul piano di riduzione delle liste di attesa, troveremo delle soluzioni per poter procedere".

Anche sostituire il turn over è un problema?

"Certo. Lo scorso anno sono usciti 270 infermieri, mentre nel 2021 erano stati 180, abbiamo anche avuto un picco di persone che hanno raggiunto la pensione. In Ausl lavorano 3.722 infermieri".

Secondo i sindacati, il tema è economico. È così?

"No – assicura il manager –. Dalla Regione avevo ricevuto nei mesi scorsi un input di contenimento economico importante, ora allentato, anche se non nascondo le difficoltà, ma la mia preoccupazione principale è trovare gli infermieri: li assumerei se sul mercato ce ne fossero. E c’è anche un’altra criticità".

Quale?

"Registriamo un altissimo turn over, del 31%, in tre settori ad altissima competenza: blocchi operatori, anestesia e rianimazione e 118. È un danno ulteriore perché la formazione e l’affiancamento hanno avuto un costo. Inoltre, le assenze superiori ai 45 giorni nel comparto sono di 312 unità, di cui 188 infermieri".

Idee per il reclutamento degli infermieri oltre ai concorsi?

"Ho inviato i nostri dirigenti sanitari nelle scuole superiori dell’Appennino per parlare con gli studenti, ma i risultati non sono incoraggianti. Assistiamo a una crisi di vocazione dei giovani, manca l’appeal a livello sociale, è un problema su cui riflettere".

Eppure ai tempi del Covid ci furono molte assunzioni.

"Avevamo ingaggiato tanti infermieri, soprattutto dal Sud, perché diverse Regioni erano in piano di rientro, ma ora non è più così. E il costo della vita a Bologna è molto alto e diversi preferiscono avvicinarsi o tornare nei luoghi d’origine. Inoltre, ci fa concorrenza anche il privato accreditato, dove le retribuzioni ormai sono allineate alle nostre. Non tralascio la sostenibilità economica: non possiamo più permetterci le stesse dotazioni avute durante la pandemia".

Pronto soccorso: dove la carenza dei medici è più drammatica?

"A Vergato e a Budrio si fa fatica a coprire i turni e la domenica spesso sono coperti dai primari Alessio Bertini e Grazia Pecorelli: senza il loro impegno, ricco di valore etico, avremmo già chiuso da tempo. Dovremo trovare in fretta delle soluzioni".

A che cosa pensa?

"Devo garantire i servizi e quindi investiremo su medici non specializzati in medicina d’urgenza, come medici di medicina generale, di continuità assistenziale o di altre specializzazioni".