REDAZIONE BOLOGNA

Studente arrestato in Egitto, la famiglia. "Non capiamo le accuse"

Uno degli avvocati di Patrick Zaky, il giovane dell'Unibo finito in carcere al Cairo: "Ha chiesto la visita del medico legale per mettere agli atti le tracce delle torture"

Patrick George Zaky, studente dell'università di Bologna arrestato in Egitto (Dire)

Patrick George Zaky, studente dell'università di Bologna arrestato in Egitto (Dire)

Bologna, 11 febbraio 2020 - “Non riusciamo ancora a comprendere le accuse mosse a Patrick, nostro figlio non è mai stato fonte di minaccia o di pericolo per nessuno, anzi, è stato una costante fonte di sostegno e di aiuto per molte persone”. Sono le parole della famiglia di Patrick George Zaky, lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato al Cairo, in una nota diffusa sulla pagina Facebook 'Patrick libero', creata da attivisti per tenere alta l'attenzione sul caso.

“Patrick è tornato in Egitto per una breve vacanza dai suoi studi in Italia, per venire a trovare noi e i suoi amici e per passare un pò di tempo insieme prima di tornare alla sua intensa vita accademica”, scrive la famiglia. “Non avremmo mai immaginato che potesse essere trattato in questo modo, né che avremmo vissuto anche solo per un giorno con una paura e un'ansia senza precedenti per la sicurezza e il benessere di nostro figlio. Non sappiamo nemmeno quando o come finirà questo incubo”. “Noi, la famiglia di Patrick, chiediamo a tutti di stargli vicino e di sostenerlo in questa situazione di difficoltà e dichiariamo il nostro pieno sostegno alle richieste dei suoi amici e colleghi dentro e fuori dall'Egitto, che insistono sull'immediato e incondizionato rilascio di Patrick e sulla caduta di tutte le accuse, oltre alla garanzia che non ci saranno ulteriori persecuzioni nei confronti di Patrick o dei suoi familiari e che gli sarà permesso di continuare i suoi studi”.

Il giovane ricercatore “ha chiesto di essere visitato da un medico legale per mettere agli atti le tracce della tortura subita”, riferisce Hoda Nasrallah, uno degli avvocati che segue il caso al Cairo. “È stato sottoposto a scosse elettriche e colpito, ma in maniera da non far vedere tracce sul suo corpo”, dice la legale contattata dall'Ansa al Cairo. “Patrick – aggiunge - si trova al momento in una camera di sicurezza del commissariato di polizia Mansoura-2 assieme a criminali. È psicologicamente distrutto, è arrabbiato”.

Ventisette anni, da venerdì si trova in carcere con le accuse di istigazione a proteste e propaganda di terrorismo, dopo il suo arresto avvenuto non appena messo piede in Egitto. Per il ricercatore, che secondo i legali egiziani ha già subito torture, con modalità che richiamano la fine tragica di Giulio Regeni, ora dopo ora diventa sempre più forte la mobilitazione di politica e società civile.

Proprio l’attenzione richiamata dall’Italia ha innescato l’attenzione del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), l’organismo che gestisce le relazioni diplomatiche dell’Ue con altri Paesi al di fuori dell’Unione, guidato dall’Alto rappresentante Josep Borrell. Il portavoce Peter Stano, ha spiegato che il Seae è “al corrente del caso” di Zaky e lo sta “valutando” con la sua delegazione Ue al Cairo.

L’Unione europea “sta cercando di stabilire tutti i fatti, e se sarà necessaria un’iniziativa l’Unione sosterrà in pieno le autorità italiane”. “Nulla è inutile in questa fase – sottolinea Riccardo Noury, portavoce di Amnesty in Italia – ma ci aspettiamo un’azione incisiva e costante a partire dalla presenza di osservatori Ue all’udienza o alle udienze che seguiranno, la prima delle quali il 22 febbraio”.

Questa è una prima data clou per il destino di Zaky, al netto di novità precedenti: il 22, infatti, scadono i 15 giorni della prima ordinanza e quindi ci sarà a Mansoura un’udienza per decidere se rinviare a giudizio il ricercatore, se prorogare di altri 15 giorni la detenzione per supplemento di indagini o nel caso più favorevole se disporre il rilascio del 27enne.

A Bologna, intanto, dopo il flash mob in Piazza Maggiore, ieri altre 200 persone (foto) si sono riunite con un presidio organizzato da Link Studenti indipendenti e Adi in Piazza Scaravilli.

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