REDAZIONE BOLOGNA

E Roberto consegnò il Beretta ’sbagliato’ per depistare i colleghi della Questura

La Colt Python 357 magnum e i fucili il Sig calibro 222 e il Beretta AR-70. Queste le armi utilizzate dai Savi durante la loro lunghissima scia di sangue. E due AR-70 li aveva Roberto Savi, detto ’il Monaco’, entrato in polizia nel 1976. Uno dei quali fu consegnato spontaneamente dallo stesso ai colleghi della Mobile a pochi giorni dall’eccidio del Pilastro. Quello, ovviamente, non utilizzato per il massacro dei carabinieri. Gli ’AR’ in Emilia Romagna all’epoca erano 31, come risulta da un accertamento richiesto (14 gennaio ’91) dall’allora dirigente della Mobile, Giovanni Preziosa. Roberto Savi deteneva i fucili con matricola M47040 e M46746 acquistati il 3 gennaio 1989 e il 27 dicembre 1990. Preziosa chiese alla Procura di procedere con una perizia balistica con tutte le 31 armi, ma si decise diversamente. Oltre al giallo del fucile, tra i misteri della Uno Bianca, resta l’intercettazione telefonica di Marino Bersani, padre della superteste Simonetta che accusò i Santagata. L’uomo, il 28 agosto ’91, parlando con un amico carabiniere, lo informò che "i capi sono venuti a prendere Simonetta". Chi fossero quei "capi" non è mai stato chiarito. La telefonata, rivelata nei giorni scorsi dal Carlino e acquisita dai carabinieri, non finì mai nel primo processo Pilastro, quello contro i Santagata. Ma solo nel 1996, con i Savi reoconfessi.