"Mi stavo sbriciolando come individuo. Eravamo di meno in reparto, sempre di meno. Poche risorse, pochi lavoratori. Finora il sistema ha retto, in un qualche modo, solo perché ci siamo spremuti noi. Ma le persone non ce la fanno più. Tutte quelle che se ne stanno andando lasceranno un buco, di lavoro e patrimonio di formazione, per tante generazioni che verranno". È lo sfogo di un (ex) medico internista del Policlinico Sant’Orsola di
Bologna che ha cambiato lavoro, licenziandosi l’anno scorso, per la crisi della sanità pubblica.
In sostanza, prima era un ultraspecialista di ospedale, in uno dei nosocomi migliori al mondo, ed ora ha fatto un passo indietro, scegliendo la medicina generale e i suoi ambulatori, bruciando in un colpo solo anni di studio, lavoro e soldi. Perché? Per tornare a vivere, dice. Il diretto interessato, il 37enne Manuel Tufoni, romagnolo, ne ha parlato ieri al convegno "Quale futuro per il Servizio sanitario nazionale?", promosso dall’Ordine dei medici di Bologna