In Emilia-Romagna cresce la richiesta di ore di cassa integrazione da parte delle aziende, dopo un periodo positivo legato alla ripresa post Covid. Si tratta di "numeri allarmanti", spiega il segretario generale della Cisl Emilia-Romagna, Filippo Pieri.
Pieri, qual è la situazione?
"Le richieste di ore di cassa integrazione sono in decisa crescita in Emilia-Romagna nei primi cinque mesi del 2024. Lo erano già nel 2023 rispetto all’anno precedente, in controtendenza rispetto al dato nazionale. In Emilia-Romagna si è passati infatti da un incremento del 26-27% nel 2023 a un +77% nei primi cinque mesi dell’anno. È un segnale molto forte e in controtendenza con il dato dell’Italia".
La situazione cambia a seconda delle province?
"Nel 2023 avevamo quattro province nelle quali le richieste di ore di cassa integrazione erano in diminuzione oppure in lieve incremento, mentre nei primi cinque mesi di quest’anno abbiamo solo Ferrara che è sostanzialmente stabile, con un -3%, e Piacenza che soffre un po’ meno delle altre, con un +13%. In tutte le altre province abbiamo degli incrementi significativi, in alcuni casi superiori al 100%. Sono numeri preoccupanti".
Il trend tocca anche Bologna?
Nel 2023 Bologna era sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima, con un leggero aumento delle domande di cassa integrazione (+1,9%). È chiaro che la crisi è arrivata anche nel capoluogo, ma più tardi".
Come vi spiegate questa frenata dell’economia?
"È finita la fase di ripresa post Covid. Dopo l’utilizzo massivo e massiccio degli ammortizzatori sociali nel 2020, con alcuni strascichi nel 2021, venivamo da un 2022 molto positivo. Nel 2023, però, si sono cominciati ad avvertire alcuni segnali di rallentamento dell’economia, che si sono confermati in maniera importante soprattutto nel 2024".
Quanto conta la situazione internazionale?
"Molto. Abbiamo un problema di aumento dei costi per l’approvvigionamento e le forniture, e dei costi energetici. C’è una debolezza della domanda interna e anche le retribuzioni hanno subito una penalizzazione molto forte con l’inflazione alta che abbiamo registrato tra 2022 e 2023. Se le famiglie e le persone hanno meno soldi a disposizione, consumano meno e si ferma anche un po’ la produzione. Scontiamo una riduzione degli investimenti da parte delle aziende. A pesare sono anche i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, che sembrano lontani ma hanno ripercussioni tangibili anche sulla nostra economia".
Ci sono altri fattori?
"Va considerato l’impatto della digitalizzazione, delle nuove tecnologie e delle scelte ambientali dell’Europa, ad esempio la virata sull’elettrico dell’automotive, che colpisce la nostra Motor Valley. Tutti fattori che producono un’impennata significativa di richiesta di ore di cassa integrazione, che colpiscono soprattutto l’industria manifatturiera".
C’è qualche richiesta che volete rivolgere ai grandi della Terra riuniti a Bologna per il G7?
"Chiediamo soprattutto di evitare un ulteriore periodo di austerity e di politiche economiche e finanziarie restrittive. Abbiamo bisogno di crescere, sviluppare e incrementare lo sviluppo, non di certo di fare i ragionieri rispetto a politiche economiche e finanziarie dei Paesi membri dell’Ue. Chiediamo anche di governare bene le transizioni per evitare ripercussioni future, che in caso contrario arriveranno".