REDAZIONE BOLOGNA

"Due albicocche su tre perse per le gelate"

Confagricoltura stima i danni agli alberi da frutto. Il presidente Garagnani: "Servono aiuti immediati e bandi per i sistemi di difesa"

"Due albicocche su tre perse per le gelate"

"Serve il massimo supporto delle istituzioni per un aiuto immediato agli imprenditori che hanno perso gran parte dei futuri profitti per via delle gelate e la possibilità di allargare ulteriormente i bandi già in vigore per permettere agli agricoltori di dotarsi di metodi di difesa ancor più performanti e di ultima generazione". Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna, non si fa illusioni e conta sul sostegno delle istituzioni per gli effetti di un colpo di coda pesante per il settore agricolo. Altra notte col gelo incombente quella trascorsa nella provincia bolognese da centinaia di agricoltori, in particolare nella zona di Valsamoggia, con fuochi accesi tra i vigneti, teli bianchi stesi sui campi delle orticole e impianti antibrina in funzione per ridurre gli effetti negativi dalle gelate tardive che si sono abbattute in particolare su albicocchi, ciliegi, peschi, susini e piante di kiwi.

I danni, secondo le prime ricognizioni di Confagricoltura Bologna, sono consistenti: per alcune specie frutticole si stima che la perdita abbia ormai riguardato la metà della produzione. Per le albicocche, frutto il cui danno è immediatamente riconoscibile, i numeri sono ancora più elevati: ci sono aree dove è andato perso circa il 70% del potenziale produttivo. "È una situazione complicata da descrivere, anche perché i danni sono rilevanti e stanno diventando sempre più evidenti con il passare delle ore", osserva Alberto Tomesani, che conduce un’azienda agricola a vocazione frutticola a Calcara di Valsamoggia. "So già per certo che ho perso gran parte delle albicocche, che non hanno sopportato il gelo delle ultime notti. Anche le ciliegie e le pesche hanno sofferto molto e sono state colpite duramente. Posso già stimare che le albicocche perse sono abbondantemente oltre il 75% del raccolto per una perdita economica che rappresenta il 30% del mio fatturato. Per le ciliegie e le pesche bisognerà aspettare ancora qualche giorno, ma sono pessimista". Ancora fuochi accesi nelle vigne dei Colli bolognesi, come fra i filari delle viti della cantina Rivabella, sul fondovalle del Lavino, nei pressi della Badia, con l’obiettivo di salvare la produzione.

Si prefigura uno scenario cupo per i frutticoltori bolognesi, che arriva dopo un inverno caratterizzato dalla forte siccità e da una primavera sempre più anomala, che alterna caldi quasi estivi a freddi invernali, come quelli degli ultimi giorni. "Questi eventi purtroppo non rappresentano più un’eccezione ma stanno diventando sempre più la regola ogni anno, impattando in maniera importante sulle attività dell’agricoltore, che è alle prese con un meteo sempre più imprevedibile" conclude aggiunge Garagnani.

Gabriele Mignardi