Dozza, detenuti al gelo: "C’è solo una caldaia"

La denuncia di Maldarizzi dell’Uil Pa: "Manca anche l’acqua calda. L’impianto è da cambiare, ma l’amministrazione non se ne occupa".

La Dozza è una somma di gironi infernali. D’estate bollente, come il sesto cerchio dantesco; d’inverno gelida, come il Cocito. E se è vero che in carcere si sta per scontare le pene, non è accettabile, nel 2023, che in una struttura già al collasso per il cronico sovraffollamento, da venti giorni i detenuti (e così gli agenti della penitenziaria e gli altri lavoratori) siano costretti a stare al gelo e lavarsi con l’acqua fredda, con le temperature notturne esterne che scendono sotto lo zero. Quaranta i poliziotti che si sono già ammalati. E tra la popolazione penitenziaria non va meglio. Come denuncia il segretario nazionale della Uil Pa polizia penitenziaria, Domenico Maldarizzi, "quest’anno la situazione è più critica del solito poiché è in funzione solamente una caldaia che naturalmente non riesce a soddisfare tutto l’Istituto che, ricordiamo, tra popolazione detenuta e agenti accasermati supera le 1.100 persone. Al momento a nulla sono valse le lamentele delle varie organizzazioni sindacali e si continua a vivere ‘alla giornata’ facendo intervenire ogni giorno la ditta appaltatrice, ma non si riescono a risolvere i problemi se non si procede all’acquisto di nuove caldaie". Maldarizzi spiega poi che, "per colpa della burocrazia, il personale di polizia penitenziaria, ogni giorno, cerca di contenere le proteste dei detenuti per il freddo. Proteste che, molte volte, sfociano nel rifiuto a entrare nelle camere detentive". Per questi motivi il sindacato ha inviato "una missiva al prefetto al fine di sollecitare l’amministrazione penitenziaria a risolvere immediatamente tale problematica". Problemi che potrebbero sfociare in rivolte. Nel frattempo, ieri due detenuti stranieri hanno dato fuoco alla loro cella, causando forti disagi. Gli agenti hanno evacuato tutto il reparto detentivo, invaso dal fumo. Tre poliziotti sono rimasti intossicati. "I due detenuti avevano già appiccato il fuoco giorni fa, vanno trasferiti", dicono Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso del Sappe.

Nicoletta Tempera