REDAZIONE BOLOGNA

Donare il corpo alla scienza? L’Emilia-Romagna capofila del progetto

La Regione e l’Alma Mater hanno stretto un accordo che prevede una campagna di sensibilizzazione sul tema, ancora poco conosciuto nel nostro Paese. A cosa servono le ‘banche dei tessuti’

Emilia-Romagna e Alma Mater hanno stipulato un accordo per l'avvio della campagna sulla donazione del corpo

Bologna, 19 gennaio 2024 – L’Emilia-Romagna è stata designata dal Ministero della Salute come capofila del nuovo progetto riguardante la donazione del corpo dopo la morte

In Italia si è parlato per la prima volta di donazione del corpo solo in seguito all’approvazione della legge n. 10 del 10 febbraio 2022, che disciplina la pratica in quanto tale e prevede che Regioni e Aziende sanitarie informino e formino gli operatori sanitari. La legge in atto, che aggiorna un decreto regio del 1933, prevede che la persona possa effettuare questa scelta pre-mortem ed esprimere le proprie volontà in materia in quanto maggiorenne e consenziente.  

Basandosi sull’ordinamento in questione, Regione Emilia-Romagna e Università di Bologna hanno stipulato un accordo per sensibilizzare i cittadini e formare il personale sanitario su un tema ancora poco noto.

A cosa servono le banche dei tessuti

Negli ultimi anni, sono stati fatti grandi progressi per ciò che concerne la donazione del corpo, dalla formazione del personale alla ricerca scientifica, passando per la creazione di banche di tessuti, grazie alle quali è possibile studiare nuovi biomarcatori per prevenire le malattie, e il perfezionamento di tecniche chirurgiche.

Uno dei principali motivi per il quale l’Emilia-Romagna è stata scelta come primo esponente della campagna consiste nella presenza sul territorio del Centro di Anatomia Clinica e Chirurgica Sperimentale e Molecolare del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, riconosciuto dal Ministero della Salute come “Centro di riferimento nazionale per la conservazione e l'utilizzazione dei corpi dei defunti”. Lo stesso Ministero ha elargito 500.000 euro alla Regione per finanziare il progetto e agevolarne l’inizio.

“E’ un atto di generosità per la collettività”

Raffaele Donini, assessore alle politiche per la salute, si esprime in maniera favorevole sul tema: “Lo studio diretto del corpo umano rimane un elemento insostituibile per la ricerca e la formazione del personale sanitario e per il progresso della medicina. Grazie a questo accordo con l’Università di Bologna – continua l’assessore – vogliamo promuovere una corretta informazione sull'utilizzo del corpo umano e dei tessuti post-mortem a fini di studio e di ricerca scientifica tra i cittadini, attivando, al contempo, percorsi di formazione rivolti ai professionisti della sanità, agli studenti di medicina, ai medici delle strutture sanitarie pubbliche e private, con la considerazione che merita una scelta di così alto valore etico e solidale”.

Un’altra voce di rilievo sull’argomento è quella di Lucia Manzoli, responsabile del Centro di riferimento nazionale di Unibo e direttrice del Dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie, che definisce la donazione del corpo come “un gesto nobile che deriva da una profonda motivazione interiore, raggiunta solo attraverso la conoscenza del significato che tale azione riveste. Si tratta di un atto di generosità nei confronti della collettività, che ha ricadute positive sulla salute pubblica attraverso l’avanzamento della conoscenza, la formazione medica di eccellenza e il miglioramento della sicurezza, mediante la sperimentazione e lo sviluppo di tecniche e tecnologie di ultima generazione e la simulazione di procedure ad alta complessità prima di applicarle al paziente”.

Manzoli conclude parlando della partecipazione dell’Università di Bologna, dichiarando che essa è stata la “prima in Italia che ha compreso l’importanza strategica che, anche in un’epoca caratterizzata dal rapidissimo sviluppo scientifico e tecnologico, riveste lo studio anatomico sul cadavere. Ha investito risorse su un progetto lungimirante che ha portato all’edificazione di due moderne sale settorie all’interno dello storico Istituto di anatomia umana, dove è sorto il Centro di riferimento nazionale di Unibo”.