"O ci libera tutti o nessuno". Avendo conosciuto la generosità di don Elia Comini e di padre Martino Capelli, fino all’ultimo il commissario prefettizio Emilio Veggetti cercò di far rilasciare i due sacerdoti e, a furia di insistere con gli ufficiali delle Ss, aveva ottenuto di riportarli a casa a patto che non svolgessero pubblicamente il loro ministero. Assieme a loro c’erano circa 50 uomini, per lo più anziani o giovani, che erano risultati inabili al lavoro e che sarebbero stati giustiziati. A differenza di altri religiosi, loro rifiutarono questo lasciapassare speciale e, rimanendo con i più indifesi, furono giustiziati il primo ottobre 1944 alla Botte di Pioppe di Salvaro.
Anche per questo gesto mercoledì papa Francesco ha stabilito che don Comini è un martire della Chiesa cattolica e per questo motivo diventerà beato. Nelle prossime settimane pure a padre Capelli dovrebbe essere attribuito lo stesso riconoscimento, mentre per don Ubaldo Marchioni, ucciso a Casaglia, bisognerà attendere fino alla fine di febbraio. Anche questo giovane sacerdote preferì non accogliere l’invito del suo arcivescovo di rifugiarsi a Bologna e rimase in montagna per provare a difendere i più deboli. È significativo che i salesiani di don Bosco, i dehoniani e la Chiesa di Bologna abbiano deciso di attendere le altre due proclamazioni per organizzare la celebrazione che li beatificherà. I tre, col già beato Giovanni Fornasini, andranno a comporre il gruppo dei martiri di Monte Sole.
"Il martirio, nel momento in cui anche la Chiesa ufficialmente lo riconosce o lo riconoscerà – spiega il postulatore generale dei salesiani, don Pier Luigi Cameroni –, è anche il frutto maturo di un cammino di fede, vita consacrata e vita sacerdotale. Per don Elia Comini in particolare nel suo ministero al servizio dei giovani, come salesiano di don Bosco. Padre Capelli come dehoniano, nel suo impegno pastorale anche nel suo caso educativo e teologico. Don Marchioni come fedele servitore della comunità che gli era stata affidata nel suo ministero di parroco. È bello vedere come anche attraverso un percorso di vita hanno sigillato poi nel dono di sé una profonda convinzione che, come il Vangelo ci ricorda, ’Chi vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’".
Anche il Comune di Grizzana Morandi si sta mobilitando per ricordare quanto questi tre sacerdoti si siano spesi a favore dei più deboli.
"In collaborazione con Rete ferroviaria italiana – spiega il sindaco grizzanese Franco Rubini – nel 2025 ammoderneremo la stazione di Pioppe di Salvaro. Essendo vicino al luogo in cui sono stati giustiziati don Comini e padre Capelli, è nostra intenzione intitolare a loro uno degli ambienti di questa struttura. Siccome stiamo pure rivedendo la toponomastica del nostro territorio, vorremmo dedicare una via a don Ubaldo Marchioni che era nato a Vimignano, una frazione del nostro comune, dove vivono ancora dei suoi parenti che conosco personalmente". I beati godono di una devozione legata o alla diocesi o alla famiglia religiosa di appartenenza. Questi sacerdoti essi sono una testimonianza di come la Chiesa abbia contrastato il nazifascismo tentando di proteggere gli indifesi.
Massimo Selleri