Dal 22 al 30 giugno, in vari cinema bolognesi, di sera in piazza Maggiore e anche al Modernissimo. Ecco tutto quello che, per il momento, c’è da sapere sulla 38 edizione del Cinema Ritrovato, il festival dei restauri, della restituzione dei capolavori e del meno visto d’epoca. Ed è chiaro che non poteva mancare all’appello il Cineclub ritrovato, quel Modernissimo di cui tra poco i bolognesi potranno finalmente calcare anche l’ingresso principale, perché la famosa pensilina progettata da Mario Nanni davanti a Palazzo Re Enzo, è in dirittura d’arrivo.
Ma del Cinema Ritrovato intanto iniziano ad uscire le prime notizie sulla programmazione e una riguarda il mito di Marlene Dietrich, mancata nel 1992 (morì a 91 anni), che ancora oggi è sentita come icona non solo del cinema, ma anche identitaria, grazie alle scelte che seppe fare questa donna libera e in anticipo sui tempi. Attraverso una selezione di grandi film, scopriremo una Dietrich come forza dirompente della storia del cinema: non esitò a gettare scompiglio anche nella società, ora sfidandone le norme, ora imponendo sullo schermo una presenza sensazionale, che disgregava le narrazioni classiche per far convergere tutti gli sguardi su di lei e sulla sua forza scenica.
Proprio le tante sfide che Marlene ha lanciato al suo pubblico hanno fatto sì che ancora oggi diverse comunità la percepiscano come un esempio da seguire: Marlene è stata provocatoria come madre in carriera, come star bisessuale che praticava il cross-dressing, come icona della moda e dello stile che ha saputo creare la propria immagine, come attrice politicamente impegnata e nettamente schierata a favore della libertà, della tolleranza e della democrazia.
Molto atteso e importante poi l’omaggio a Pietro Germi, a 50 anni dalla morte e a 110 anni dalla nascita. Un autore di successi internazionali, centrale in alcuni momenti decisivi del nostro cinema (il Neorealismo, la commedia all’italiana), amato da registi di tutto il mondo (spesso insospettabili, come Wes Anderson), solo qualche decennio dopo la sua morte, però, l’opera di Germi ha ottenuto il giusto posto tra i grandi del cinema italiano. La sua visione pessimista dei rapporti umani si incarna in una rilettura dei generi, dei quali ha fornito versioni originalissime: dal western (’In nome della legge’, il primo film mai realizzato sulla mafia) al melodramma (’Il ferroviere’), dal noir (’La città si difende’) al giallo d’inchiesta (’Un maledetto imbroglio’). Senza dimenticare una personale versione della commedia nera, di critica sociale diretta e violenta (’Divorzio all’italiana’, ’Sedotta e abbandonata’, ’Signore e signori’).