CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Diana Karenne: la star del cinema muto raccontata da Melania Mazzucco in 'Silenzio'

Melania Mazzucco esplora la vita di Diana Karenne, icona del cinema muto, nel suo nuovo libro 'Silenzio'.

Melania Mazzucco

Melania Mazzucco

Attrice e regista di film muti, imprenditrice cinematografica, femme fatale, pittrice, musicista, spia, suora in odore di santità, contessa, zarina, cantante... e comunque protagonista di un primo Novecento difficile da dimenticare. Quanti ruoli ha ricoperto Leucadia Konstantin, quante esistenze ha attraversato, quante scelte estreme ha compiuto, a cominciare dai cambi di nome e di identità? E soprattutto come è riuscita a mantenere un intrigante mistero sulla sua figura, come ha potuto conciliare il divismo al desiderio di sparizione, come ha saputo destreggiarsi fra aristocratici, produttori, attoruncoli e diplomatici? Melania Mazzucco è rimasta affascinata da Diana Karenne (pseudonimo d’arte di Leucadia così come Diana Karen con chiaro riferimento al personaggio letterario di Anna Karenina) fin da quando frequentava a fine anni ‘80 il Centro sperimentale di cinematografia. E su di lei ha continuato a indagare con grande meticolosità e a raccogliere documentazione. È nato così il suo ultimo libro ‘Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne’ (Einaudi) dedicato a una star del muto italiano che anche il ‘Cinema ritrovato’ ha ricordato con la proiezione di ‘Passione tzigana’ datato 1916. L’autrice presenta il libro, in dialogo con Marco Antonio Bazzocchi, oggi alle 18 al Modernissimo: a fine incontro verrà proiettato ‘Miss Dorothy’, film muto miracolosamente salvato interpretato da Diana, firmato da Giulio Antamoro e datato 1919. Quella di Karenne è la storia di una donna inquieta, sfuggente e imprevedibile, capace di diventare regista in anni non proprio facili, amata dalle donne perché portatrice di libertà, temuta dagli uomini perché indipendente.

Mazzucco, come si può trasformare una biografia in romanzo?

"Il romanzo rappresenta il mio modo di scrivere. Mentre ne ‘L’architettrice’ avevo pubblicato on line tutte le fonti della mia ricerca, in ‘Silenzio’ ho raccolto una sezione documentale capace di rispondere a tutti i quesiti del lettore in una cinquantina di pagine. Ci sono stati anche casi in cui, come ‘Tintoretto’, ho pensato sia a un romanzo che a una biografia. Il libro è un’ indagine, basata su film, letture e molti altri materiali, attorno alle tante vite di Diana".

Cosa l’ha attratta del personaggio?

"Sono stata un’appassionata di cinema muto fin da bambina quando in tv scoprivo Chaplin o la Garbo. Gli studi hanno fatto il resto. Mi interessano le donne che non sono solo dive. La ricerca su Diana, da tutti ritenuta polacca ma in realtà ucraina, è stata avvincente perché lei in ogni fase della sua vita ha saputo cambiare nome, identità, mestiere. È arrivata a Roma nel 1914, è stata attrice di culto e regista, è approdata a Parigi e Berlino e infine ha deciso di scomparire. Come, non a caso aveva fatto Tolstoj".

Com’era la Roma di allora?

"Il cinema italiano rappresentava in quegli anni un impero grazie alle decine di produttori e alle piccole case indipendenti. Come sempre, c’erano molte idee, pochi soldi, molta invenzione. Si respirava un clima da ‘dolce vita’. È in quell’ambiente che arriva una donna colta, indipendente, insofferente ai vincoli e lontana dalle convenzioni come Diana".

Cosa resta dei suoi film?

"Purtroppo sono andati perduti tutti quelli che ha diretto. Sappiamo però che quei film arrivarono in Cina , Madagascar, Rio e Hong Kong".

Si dice fosse una spia. È credibile?

"Era seguita dalle polizie di tutta Europa perché una donna sola, libera e intelligente non poteva non essere sospettata. Non si sono mai trovate prove, ma del resto una vera spia le può mai lasciare?".