Bologna, 21 luglio 2024 – Gli agenti di polizia penitenziaria lo hanno trovato impiccato nella sua cella del carcere bolognese della Dozza. E’ morto così, a 47 anni, nell’afa rovente della cella. E’ il 58esimo suicidio, dall’inizio dell’anno, nelle case circondariali italiane: una strage infinita. Un conto che si alza di molto se si aggiungono 2 omicidi e 63 decessi per altre cause, nonché 6 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita.
La tragedia di Bologna è avvenuta oggi: vittima un uomo di origini albanesi che era detenuto dal 27 maggio ed era in attesa di giudizio per l’accusa di tentato omicidio. “Ormai più che di carceri si rischia di dover parlare di camere mortuarie – si dispera Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria –. Quelle che, dovendo contenere e rieducare, dovrebbero rappresentare il tempio del diritto e costituire l'esempio da seguire per chi ha sbagliato consentendo un riscatto, continuano a rivelarsi giorno dopo giorno fabbriche di sofferenze, violenze inaudite, stupri, morte e molto altro che viene dispensato indistintamente a ristretti e operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria, i quali espiano le pene dell'inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato. Tutto ciò mentre la politica di maggioranza discetta del nulla".
"Noi pensiamo che se ciascuno di coloro che detengono le responsabilità politiche e amministrativo-gestionali delle carceri svolgessero appieno e con competenza le loro funzioni non ci sarebbe bisogno di alcun commissario straordinario, ma se proprio si vuole ricorrere a questo strumento, si nomini allora un commissario straordinario all'emergenza penitenziaria e lo si doti di strumenti e risorse finanziarie proporzionate al dramma in atto. Va immediatamente ridotto il sovraffollamento di oltre 14.500 reclusi, va dato respiro al Corpo di polizia penitenziaria, mancante di più di 18mila unità, va garantita l'assistenza sanitaria, vanno avviate riforme complessive. Il resto, lo si potrà anche dire con locuzioni dotte, ma rimane solo fuffa", conclude De Fazio.
"Spesso, questi eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente gli agenti che devono intervenire. Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l'alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi", conclude Giovanni Battista Durante segretario nazionale aggiunto del Sappe.