di Donatella Barbetta
Un nuovo caso importato di Dengue rilevato ieri mattina in città, in un’area compresa tra i quartieri Porto-Saragozza e Santo Stefano. Nelle ore successive alla scoperta, il Comune rende noto che sono state attivate le misure di profilassi a partire dalla disinfestazione diurna, nell’area circostante la casa della persona colpita, per prevenire l’insorgenza di eventuali casi secondari. Le zone di trattamento sono al quartiere Porto-Saragozza e al quartiere Santo Stefano e comprendono via Quattro Novembre, via Marescalchi, vicolo Spirito Santo, via D’Azeglio, Piazza Galileo Galilei, via Volto Santo, via Degli Agresti, vicolo Sant’Arcangelo, via Santa Margherita, via Val D’Aposa, piazza Roosevelt, via Giacomo Venezian e piazza De’ Celestini.
E dalla notte scorsa fino a venerdì interventi di disinfestazione nelle aree stradali e il Comune, impegnato nella lotta alla zanzare tigre, chiede di chiudere le finestre durante le ore notturne.
L’Ausl precisa che il caso è stato importato dalla Thailandia e il paziente "si trova ora in isolamento in buone condizioni di salute". L’Azienda ricorda che "chiunque, al rientro da viaggi in Paesi in cui è endemica la Dengue, manifesti una sindrome febbrile, si rivolga al Pronto soccorso. È necessario che il soggetto sintomatico resti in isolamento proteggendosi dalle punture delle zanzare per evitare di infettare altri insetti che potrebbero pungere e dunque infettare altri individui".
Tiziana Lazzarotto, direttrice della Microbiologia del Sant’Orsola, precisa che "quando parliamo di Dengue dobbiamo ricordare che a oggi non è ancora un virus autoctono nella nostra regione. In l’Emilia-Romagna finora sono stati posti in osservazione 48 pazienti e 16 sono risultati positivi, di cui 4 risiedono nell’area metropolitana di Bologna. I loro sintomi? Febbre, mal di testa, dolori muscolari e articolari, ma nulla di grave. La scorsa estate avevamo registrato 16 casi di virus Dengue su 30 pazienti esaminati". La specialista allarga il discorso alle altre malattie che possono essere trasmesse da vettori.
"L’attività di monitoraggio e sorveglianza sanitaria delle infezioni umane causate da Arbovirus è iniziata il primo maggio e termina il 31 ottobre, come da indicazioni del ministero della Sanità – osserva la professoressa –. Finora osserviamo un’importante circolazione di Arbovirus. Per esempio, il Virus del Nilo Occidentale o West Nile Virus, è un virus autoctono. Chi viene punto da una zanzara culex infettata, nella maggior parte dei casi, circa l’80%, non sviluppa alcun sintomo, mentre in rari casi il virus raggiunge il sistema nervoso centrale. Dei 250 pazienti controllati in Regione per la presenza di sintomi potenzialmente riconducibili al West Nile Virus, in 17 casi è stata confermata la positività virale e di questi, sei anziani avevano sintomi di compromissione cerebrale. Tre dei pazienti anziani vivono nell’area metropolitana di Bologna. Lo scorso anno 280 pazienti controllati, di cui 7 positivi". L’altro virus autoctono monitorato è il Toscana virus.
"In questo caso, la trasmissione avviene attraverso la puntura del pappatacio. In Emilia-Romagna, a oggi, sono stati esaminati 187 pazienti – spiega la microbiologa –. Di questi, 34, ossia il 18.2%, sono risultati positivi alla ricerca del genoma virale nel campione di liquido cefalo-rachidiano, con sintomi riferibili a una malattia neuro-invasiva. I positivi dell’area metropolitana bolognese sono 7. Il confronto con la scorsa estate? Allora erano stati esaminati 170 pazienti e i positivi erano stati 14. Quindi i numeri sono aumentati". Notizie confortanti per il Covid: "La richiesta di test molecolari è diminuita negli ultimi mesi, ne eseguiamo in media 30 al giorno e la positività raramente supera il 5% dei tamponi esaminati", conclude Lazzarotto.