di Nicola Bianchi
La verità potrebbe arrivare dal fiume. Nelle acque gelide del Reno, infatti, secondo gli inquirenti l’omicida di Natalia Chinni potrebbe aver gettato l’arma del delitto. E non solo. Proprio lì dall’altro giorno è puntata l’attenzione dei carabinieri del Nucleo Investigativo che, grazie all’aiuto dei sommozzatori dei vigili del fuoco, hanno riportato alla luce già qualche elemento definito "molto interessante". Alcune munizioni che presto verranno analizzate con i risultati che saranno poi incrociati con quelli dell’autopsia che dovrebbe iniziare oggi pomeriggio.
La pista. Un’indagine per omicidio che giorno dopo giorno porta alla luce qualche pezzetto in più sulla morte della ex insegnante in pensione di Santa Maria Villiana. Al momento c’è un uomo indagato a piede libero: il cugino della vittima, 72 anni ex dipendente di banca, con una vecchia licenza di caccia scaduta e mai più rinnovata e alcuni fucili all’epoca regolarmente detenuti ma venduti anni fa. Un passato non certo idilliaco tra lui e Natalia, vecchie ruggini di vicinato finite in mano agli avvocati: questioni legate a proprietà, confini, fognature.
"Tutto risolto pacificamente tra i legali – dice lui – perché io non ho ucciso proprio nessuno. Mai un’aggressione, nessun astio, non ci parlavamo nemmeno più". Gli avvocati Franco Oliva e Angelina Tocci aggiungono: "Questioni banali, non certamente tali da rappresentare il movente per un omicidio". Ma per carabinieri e Procura la direzione sarebbe proprio quella.
Il ponte. Ed ecco una prima presunta falla che emergerebbe dal suo interrogatorio fiume: una tappa fatta all’altezza di un ponte sul fiume Reno venerdì – giorno dell’assassinio – a metà mattina, ritenuta al momento non chiara. Una zona impervia, all’altezza di un ponte sulla Porrettana, a una decina di chilometri da Gaggio, dove difficilmente ci si ferma. Ma soprattutto un luogo che l’indagato non avrebbe riferito durante la sua ricostruzione dei movimenti fatti venerdì con la moglie. Da Santa Maria Villiana a Casalecchio, poi altre commissioni in zone limitrofe, la spesa, tappe al bar, chiacchierate con amici e conoscenti: tutto messo nero su bianco, con tanto di nomi e cognomi. Senza però quella presunta ’strana’ fermata, con l’auto in direzione Bologna, ripresa da una telecamera o ricostruita tramite le celle telefoniche. Una dimenticanza? Verrà valutato, anche se al momento i suoi legali dicono di "non essere a conoscenza di novità investigative".
In quel punto esatto della statale 64, sempre secondo le accuse, l’ex cacciatore potrebbe essersi liberato dell’arma del delitto.
Le munizioni. L’intero fucile o una parte di esso? La certezza è che in quella zona sono state ritrovate alcune munizioni che presto potrebbero raccontare molto sul delitto. Ma le verifiche non si sono fermate lì. L’attenzione, infatti, è riversata anche sul percorso che dalla località Affrico porta al santuario, percorso lambito dal torrente Marano che si ricongiunge poi con il Reno. Proprio nelle vicinanze del luogo dove l’ex cacciatore si sarebbe fermato venerdì. Un sentiero che, secondo quanto emerso, il 72enne conoscerebbe molto bene per aver aiutato in passato a renderlo percorribile.
L’autopsia. Oggi alle 12.30 intanto verrà conferito l’incarico ai consulenti della Procura (Giorgetti, Pelletti e Del Borrello) e della difesa (Fortuni) per autopsia e Stub, l’esame per accertare la paternità degli spari. Da un primo accertamento esterno sul corpo della ex docente di inglese, sarebbero tra 5 e 10 i colpi che l’avrebbero attinta nella zona del basso ventre e delle gambe. Spari avvenuti frontalmente. Intanto anche ieri sono proseguiti gli interrogatori di vicini e parenti della vittima per capire se qualcuno possa essere in possesso di dettagli riferiti alle ultime ore di vita di Natalia Chinni. Attesi anche gli accertamenti sui vestiti del cugino indossati nella giornata di venerdì e consegnati dallo stesso spontaneamente.