Bologna, 2 novembre 2021 - Un giro a Casalecchio, altre faccende di tutti i giorni da sbrigare fuori casa, alcune ore trascorse con la moglie e con terze persone. Viaggi, orari, spostamenti, nominativi, tutto quanto messo nero su bianco nelle oltre tre ore di interrogatorio davanti agli inquirenti per dimostrare e ribadire ancora una volta che "io con il delitto di Natalia Chinni non ho proprio nulla a che vedere". Lui, ex cacciatore, da sabato è l’unico indagato a piede libero per l’omicidio della ex insegnante di inglese ritrovata sull’uscio di casa, a Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio Montano, colpita – secondo quanto è emerso da un primo esame esterno – da alcuni colpi di fucile. "Ma indizi a carico non ce ne sono, – dicono convinti i suoi legali, Franco Oliva e Angelita Tocci – non si parlavano neppure".
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Omicidio di Gaggio, i punti oscuri del delitto: ora, arma e movente
Controversie. Un passato non certo idilliaco tra i due, cugini di primo grado e dirimpettai in quella borgata di case dell’Appennino, sfociato più volte in cause civili per problemi di vicinato. Una recinzione, un impianto di fognatura, questioni di confine. "Tutto quanto però risolto pacificamente dagli avvocati, – ha ripetuto lui ai carabinieri del Nucleo Investigativo – non c’era astio, non ci sono mai state aggressione". Insomma, sottolineano i suoi legali, "questioni banali, non certamente tali da rappresentare il movente per un assassinio".
Sotto torchio. L’uomo è stato sentito sabato insieme alla moglie. Un interrogatorio fiume dove ha ricostruito dettagliatamente ogni movimento di venerdì. Un giorno come tanti, ha spiegato lui, "in compagnia di mia moglie". Sveglia presto, un giro a Casalecchio in macchina, una serie di tappe non lontano dalla loro abitazione di Santa Maria Villiana "per sbrigare le solite faccende". Circostanze confermate dalla donna sentita dall’Arma subito dopo di lui. Strade, orari, negozi visitati, chiacchierate con persone. Tutto quanto è stato verbalizzato e ripetuto nell’interrogatorio fiume.
Così come gli incontri avuti nell’arco della stessa giornata con alcuni amici e conoscenti dello stesso, visti da solo dopo aver accompagnato la moglie a casa. "Ma nonostante questo ora mi accusano di qualcosa che non ho commesso – ribadisce lui in lacrime –, sono devastato. Non ho ucciso proprio nessuno". L’ultima volta che aveva incontrato la cugina, sempre secondo quando raccontato, sarebbe stato alcuni giorni fa. "Ma con lei nemmeno ci parlavo". Un rapporto chiuso dopo gli screzi passati senza nessuna volontà delle parti di rimettere insieme i cocci. Un passato senza precedenti penali, quello del cugino, una vita quasi mai fuori dagli schemi, una vecchia licenza di caccia da tempo scaduta e mai più rinnovata con un incarico per il contenimento di alcune specie animali. Poi le armi, un tempo detenute regolarmente e successivamente cedute o rivendute. "Perché oggi – confermano i legali – non è in possesso di nulla. Un fucile? No, nemmeno quello". In casa non sono state trovate armi con gli inquirenti che gli hanno sequestrato telefonini e gli indumenti indossati venerdì, oggetti che presto saranno passati al setaccio.
La verità. Tante risposte sono attese dall’autopsia sul corpo di Natalia Chinni, domani il conferimento dell’incarico al consulente della Procura. Stessa cosa avverrà per lo stub, l’accertamento necessario per verificare la paternità dello sparo: non appena iscritto come indagato, è stata repertata l’impronta della mano, ora si procederà con l’accertamento tecnico in forma peritale alla presenza di tutti i consulenti di parte. Dall’autopsia è attesa anche l’ora della morte della 72enne, con una forbice che per il momento varia tra le 15 e le 19 di venerdì pomeriggio.