Mentre le motivazioni della Corte d’Appello inchiodano M’Hamed Chamekh per l’omicidio della ex compagna Atika Gharib, diventa definitiva la sentenza che ha condannato lo stesso nordafricano per violenza sessuale sulla figlia della donna. In aprile, il gup Carlo Negri aveva fissato la pena a due anni e dieci mesi di reclusione (con l’attenuante della particolare tenuità del fatto), oltre al risarcimento del danno e alle provvisionali per la ragazza, all’epoca quindicenne, e per il Comune di Ferrara, parte civile. Le parti non hanno impugnato la sentenza perciò la sentenza è passata in giudicato. Questa vicenda, parallela e prodromica rispetto all’omicidio, riguardava alcuni palpeggiamenti sulla figlia adolescente di Atika.
Un episodio accaduto esattamente un mese prima rispetto alla tragica fine della donna, uccisa e poi data alle fiamme in un casolare della Bassa. Proprio questa aggressione alla giovane aveva spinto Atika a interrompere la relazione costellata di maltrattamenti. La trentacinquenne non poteva più sopportare di vivere con quell’uomo che si era permesso non soltanto di maltrattare lei, ma aveva anche osato alzare le mani sulla figlia più piccola. Buttandolo fuori di casa, Atika aveva pensato di lasciarsi alla spalle un incubo. Ma così non è stato.
Federico Malavasi