REDAZIONE BOLOGNA

De Paz e i motivi dello strappo: "Scelte divisive del Comune"

"Esporre la bandiera della Palestina significa guardare le cose da un solo punto di vista. Inoltre c’era la questione sicurezza, nell’ultimo anno la situazione è molto peggiorata".

Daniele De Paz, architetto, dal 2013 è il presidente della Comunità ebraica di Bologna

Daniele De Paz, architetto, dal 2013 è il presidente della Comunità ebraica di Bologna

"Non partecipare alla marcia per la pace è stata una scelta molto sofferta". A parlare è il presidente della comunità ebraica di Bologna Daniele de Paz. "Abbiamo riflettuto e abbiamo dialogato tanto sia con gli organizzatori sia con il cardinale Matteo Zuppi, ma dal nostro punto di vista non c’erano i presupposti per prendere parte a questa iniziativa. Questo non si significa che non siamo per la pace, anzi, proprio perché lo siamo riteniamo che quando si va in piazza non ci debbano essere né contraddizioni né situazioni che, di fatto dividono anziché unire".

A cosa si riferisce?

"Di fronte al luogo in cui ci saremmo dovuti ritrovare, l’amministrazione comunale ha deciso di esporre la bandiera dello stato palestinese ed è l’unica città italiana ad averlo fatto. Sarebbe stato diverso se alle finestre di Palazzo d’Accursio fossero state appese tutte le bandiere delle nazioni o dei popoli che sono coinvolti in una guerra, anche se la scelta più giusta sarebbe stata quella di esporre solo lo stendardo della pace. Così, invece, si prende una posizione volendo fare una distinzione tra aggredito e aggressore guardando le cose da un solo punto di vista e senza parlare, ad esempio, dei terroristi di Hamas che utilizzano i civili palestinesi come scudi umani. La pace presuppone un riconoscimento reciproco e universale, altrimenti prevale sempre la logica della forza dove c’è chi vince e c’è chi perde".

Visti i buoni rapporti tra voi e la comunità islamica bolognese, volevate dare testimonianza che lontano dalla guerra la convivenza è possibile. Ora con questa assenza sembra che qualcosa si sia rotto.

"Lo ribadisco noi siamo per la pace e siamo pronti a lavorare insieme a tutte le realtà che lo vogliono veramente. Questo, però, significa uscire da certe dinamiche in cui si trova stretta la politica per trovare una via che porti ad una vera convivenza basata sul rispetto reciproco. Noi, invece, oggi viviamo in un clima che è l’esatto opposto. Uno dei motivi che ci ha portato a non partecipare alla marcia per la pace è legato alla sicurezza. I partecipanti sono stati sempre rispettosi e moderati e non c’è mai la necessità di controllare gli ingressi, ma i toni in questo anno si sono alzati e, purtroppo, la situazione è molto diversa".

Massimo Selleri