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Davide massacrato di botte Impugnata la sentenza: "Si processi il quinto uomo"

La Procura generale di Catanzaro chiede che Curto venga rinviato a giudizio. Il trentunenne aveva inviato il messaggio che causò lo scambio di persona. .

Davide massacrato di botte Impugnata la sentenza: "Si processi il quinto uomo"

Non è detta l’ultima parola sulla posizione di Alessandro Curto, il trentunenne che inviò il famigerato messaggio "ho la camicia bianca" che scatenò, l’11 agosto del 2022 a Crotone, la brutale aggressione che ridusse al coma irreversibile il bolognese Davide Ferrerio, 21 anni.

La Procura generale di Catanzaro ha infatti appellato la decisione del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Crotone di prosciogliere Curto dall’accusa di concorso anomalo in tentato omicidio, il 17 aprile scorso, ritenendo "impossibile muovergli, almeno sul versante giuridico, alcun rimprovero". Il sostituto procuratore generale Raffaella Sforza però non è d’accordo e chiede invece il rinvio a giudizio.

Per il tentato omicidio di Davide il 21 aprile è stato condannato a vent’anni Nicolò Passalacqua e, per concorso anomalo, sono stati rinviati a giudizio Anna Perugino e il suo compagno Andrej Gaju. La donna, madre della minore oggetto delle attenzioni sia di Curto, che le scriveva sui social con un account falso, sia di Passalacqua, avrebbe per l’accusa organizzato la "spedizione punitiva" contro l’anonimo ’importunatore’ della figlia. E quella sera affrontò Curto, sospettando (correttamente) che fosse lui a scrivere alla ragazzina, minacciandolo in tal caso di "spaccargli la testa". Così lui, intuendo il pericolo, fuggì e scrisse poi lo sventurato messaggio che depistò il gruppo e portò appunto all’aggressione di Davide. "La sua condotta ha rilevanza penale – attacca la pg –. Aveva piena consapevolezza del pericolo in cui si era cacciato". Se "si fosse limitato alla ritirata, il suo comportamento non avrebbe avuto conseguenze penali. Invece è andato oltre, inviando il messaggio, condicio sine qua non perché l’aggressione venisse deviata" su un altro. Una "reazione non giustificata" tanto più perché "successiva alla cessazione del pericolo": Curto infatti inviò il testo quando era già al sicuro nella propria auto.

La battaglia di coinvolgere Curto nel processo è da sempre portata avanti dalla madre di Davide, Giusy, con l’avvocato Gabriele Bordoni: "È grande la soddisfazione nel vedere ancora condivise le nostre valutazioni in fatto e diritto dalla magistratura – commenta il legale –: come il gip impose l’imputazione coatta, ora il pg impugna il proscioglimento. Adesso starà alla Corte correggere quell’errore e disporre il rinvio a giudizio della persona che fu la causa scatenante del pestaggio a Davide".

Federica Orlandi