Bologna, 8 ottobre 2024 – Dante Alighieri cita la Garisenda nel canto XXXI dell’Inferno. Ci troviamo nel pozzo dei giganti dove sono incatenati, tra gli altri, Anteo, Fialte e Briareo. Il paragone con la Torre è dovuto ovviamente alla stazza e all’imponenza di queste creature. Del resto, la Garisenda Dante l’aveva vista davvero con i suoi occhi. Già, perché tra il 1286 e il 1287, studente più che ventenne, l’Alighieri era giunto a Bologna per frequentare lo Studium, ovvero l’Università fondata in città verso la fine dell’XI secolo.
Il rapporto conflittuale del Sommo poeta con la nostra città – al centro di alcuni articoli tratti dall’archivio di ‘Nelle Valli Bolognesi’, magazine trimestrale su natura, cultura e tradizioni locali edito da Emil Banca, diffuso nelle sedi dell’istituto e in allegato al Carlino – è al centro del puntata di oggi de ’Il Resto di Bologna’, il podcast gratuito della nostra redazione, ascoltabile sulle principali piattaforme audio, a partire da Spotify, e sul nostro sito internet. A Bologna, da studente, si immagina che l’Alighieri facesse allegra vita spensierata, frequentando altri allievi suoi conterranei, come Cino da Pistoia. Ma rimarrà sotto le Torri solo un anno, senza conseguire alcun titolo accademico.
Nel corso della sua vita, i sentimenti verso Bologna cambiano: dall’iniziale simpatia, si passa a indifferenza e quasi disprezzo. Un indizio di questa avversione, che ha probabilmente motivi politici (lo scontro tra guelfi neri e bianchi e ghibellini infuriava), è che tutti i personaggi bolognesi citati nella Divina Commedia sono collocati all’Inferno. Unica eccezione, il “padre mio” Guido Guinizelli, inserito nel canto XXVI del Purgatorio tra i lussuriosi avvolti dalle fiamme.