di Claudio Cumani
Due mostre, a conclusione delle celebrazioni del settimo centenario dantesco, per sottolineare lo stretto rapporto fra il Sommo Poeta e la nostra università. E quindi per scoprire fonti, materiali e testimonianze custodite in ateneo. La prima esposizione si tiene al museo di Palazzo Poggi, è curata da Roberto Balzani e Maria Giovanna Belcastro, si apre domani per concludersi il 17 dicembre e propone una serie di oggetti finora noti soltanto agli addetti ai lavori legati allo studio novecentesco dell’antropologo Fabio Frassetto sulle ossa di Dante.
La seconda è ospitata alla Bub, è curata da Giuseppe Ledda, inaugura lunedì (ma si chiude egualmente il 17 dicembre) e offre, attraverso volumi, prime edizioni e manoscritti, una testimonianza di quella altissima tradizione di studi danteschi decisiva per lo sviluppo della moderna filologia e critica dantesca. Per entrambe il taglio del nastro ad inviti è oggi alle 17 alla presenza del rettore Ubertini, del presidente del sistema museale di ateneo Balzani e del presidente della Biblioteca Universitaria di Bologna Degli Esposti.
Inconsueta l’esposizione ospitata a Palazzo Poggi: Il genio nelle ossa. Fabio Frassetto: un antropologo alla ricerca dell’italianità di Dante. Perché Frassetto, professore fino al Dopoguerra dell’Alma Mater nonostante la forte compromissione con il fascismo, ha passato larga parte della vita nello studio delle ossa di personaggi celebri, di Dante in particolare, alla ricerca della loro italianità. O meglio della conferma della ‘razza mediterranea’. Spiega il professor Balzani: "Parliamo di un antropologo nazionalista che, partendo dalla misura delle ossa di Dante, si è dedicato alla riproduzione del volto del poeta attraverso la realizzazione di una serie di calchi in gesso rielaborati artisticamente e ottenuti da crani recuperati da depositi universitari. Una vocazione figlia della cultura lombrosiana". Ecco allora mezze figure, busti, calchi e testimonianze, anche esilaranti: esiste infatti una ricca aneddotica sui tentativi espletati da Frassetto nel tentativo di parlare con Dante attraverso i medium. E’ la prima volta che questi materiali vengono mostrati al pubblico grazie alla collaborazione con il museo universitario di antropologia e a corollario sono previste anche visite guidate e una serie di laboratori didattici. Dall’Alma Mater al mondo: Dante all’università di Bologna, accolta alla Biblioteca universitaria, si inserisce invece in un percorso espositivo diffuso che tocca 14 archivi e biblioteche della regione (il catalogo verrà presentato lunedì alle 16,30 appunto alla Bub). Il rapporto fra l’Alighieri e la nostra università trova radici nella sua stessa biografia. Dante, si sa, qui ha vissuto, come dimostrano l’antico sonetto alla Garisenda, i riferimenti contenuti nel De vulgari eloquentia, l’attenzione verso i poeti della città a partire da Guinizzelli e i bolognesi presenti nella Commedia. E l’università ha offerto nel tempo un contributo (scrive Ledda nel catalogo) anche "alla ricezione artistica, scolastica e popolare di Dante". Oltre ai testi dei docenti Carducci e Pascoli, ecco le testimonianze novecentesche di Raimondi, Pasquini, Camporesi ed Eco.