di Letizia Gamberini
Autunno 1944. Un paese dell’Appennino avvolto nel silenzio della guerra. Due soldati entrano in una casa e trovano, dentro una cesta, tre bambini. E l’orrore per un attimo scompare e un momento di umanità – fra una famiglia di civili e due americani – si cristallizza in una foto ricordo. E’ proprio inseguendo un ricordo che oggi dalla Florida uno di quei soldati, Martin Adler, pensa ancora ai tre bambini: "Se sono ancora vivi, vorrei trovarli". A svelare la storia e cercare il filo rosso fra i due estremi dell’Atlantico è il giornalista e scrittore di romanzi storici Matteo Incerti, che si è imbattuto in questa vicenda della Seconda Guerra Mondiale a partire proprio dalla foto, postata in Rete dalla figlia di Adler, Rachelle Shelley Adler Donley, che si è fatta portavoce del padre nella ricerca.
L'aggiornamento L'incontro virtuale con i tre bambini. Ecco chi sono - Adler: "Sono felice, grazie del vostro aiuto"
"Martin Adler – racconta Incerti – è originario del Bronx, New York e vive a Boca Raton. Appena ventenne, dal 1944 al 1945, combattè in Italia contro i nazifascisti con la 85th Infantry Division Custermen, addetto all’armamento pesante della compagnia D del 339th Infantry Regiment". Sbarcato a Napoli nel marzo 1944, il 3 giugno ricevette la Bronze Star per atti eroici compiuti a Rocca Priora, alle porte di Roma. Nel settembreottobre dello stesso anno, con la sua unità, si trovava invece nei pressi della Linea Gotica nell’Appennino Tosco-emiliano. E qui inizia la nostra storia, checerca di unire la geografia del cuore a quella reale. "Adler e John Bronsky – prosegue Incerti – entrarono con un mitra Thompson in una casa di un paese, che stiamo cercando di individuare" e che dovrebbe trovarsi fra il Mugello e la Valle del Santerno. "C’era silenzio– è il racconto di Martin – non sapevamo se i tedeschi si fossero ritirati veramente o ci aspettassero nascosti. Entrammo in quell’abitazione. C’era un grande cestino di legno dal quale uscivano strani rumori. Si muoveva qualcosa. Io e John avevamo già il dito sul grilletto pronti a sparare. Potevano esserci dei tedeschi". E invece. Una donna corse loro incontro urlando "bambini, bambini!". "Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli, due bimbe e un bimbo. Feci il più bel sorriso del Mondo ed io e John iniziammo a ridere, felici di non aver premuto il grilletto. Non ce lo saremmo perdonati". A quel punto Martin volle scattare una fotografia. "Chiesi alla mamma il permesso. Lei mi fece capire che i bambini non erano pronti. Ancora pochi minuti e tornarono con i migliori vestiti che avevano, tirati a lucido. Fu il momento più bello che ricordi in quell’inferno chiamato guerra. Ho un sogno. Quelle due bambine e il bambino sono ancora vivi? C’è qualcuno che si riconosce? Forse loro, o i loro figli. Mi piacerebbe parlare con loro e perché no quando finirà questo virus incontrarci di nuovo e abbracciarci. Mi auguro che abbiano avuto una vita meravigliosa che abbia fatto dimenticare la povertà, la misera e la guerra". Adler, aggiunge Incerti, come molti soldati al tempo aveva con sé una macchina fotografica. "A volte quelle foto sono rimaste nei cassetti per anni– spiega –. Il trauma della guerra era forte e spesso i reduci parlano di quei fatti solo da anziani".
Pubblicata sulla pagina Facebook di Incerti, la storia ha già avuto circa ottocento condivisione, toccando il cuore di molti che stanno cercando di individuare il paese preciso. E riconoscere – in quelle due bimbe, con nastri nei capelli e cappottini, e un bambino, che sembra un po’ più grande– parenti e amici. Scorrendo i commenti, c’è già chi ipotizza che si tratti della zona che va da Monterenzio a Castel San Pietro Montecaldero.
Intanto Incerti fa ricerca su testi e in Rete e invita a partecipare al ritrovamento. "La foto dovrebbe essere stata scattata fra ottobre e novembre del 1944 – racconta – anche perché a novembre Adler venne ferito al naso e racconta di essere tornato sulla linea solo a fine marzo 1945". "Controllando i diari di guerra del 339th Infantry Regiment in quei giorni del 1944 si combattè presso Il passo del Giogo, valico dell’Appennino tra Toscana ed Emilia-Romagna. Nel settembre 1944 fu qui che si realizzò lo sfondamento alleato con una serie di assalti durati cinque giorni da parte dei soldati Alleati del II Corpo Usa tra cui l’unità di Adler. In particolare vennero investite le alture di Monticelli e monte Altuzzo". Nelle settimane seguenti l’avanzata continuò sfondando verso l’Appennino bolognese fino alle Valli del Santerno e dell’Idice, includendo il torrente Sillaro, Monte Bibele e i paesi di Quinzano, San Benedetto di Querceto e San Martino fino a Monterenzio. Luoghi dove il fronte della Linea Gotica si fermò fino allo sfondamento della primavera del ’45. Ed è proprio in quest’area, con ogni probabilità, che la foto venne scattata.