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Crevalcore choc: Guess annuncia la chiusura dello stabilimento

A rischio circa 30 lavoratori; Cgil: Marciano disattende gli impegni

Sfilata Guess (Foto Epa)

Crevalcore (Bologna), 10 marzo 2015 - Doccia fredda, anzi gelata, per i dipendenti della Guess service di Crevalcore, in provincia di Bologna, che fa capo e lavora per conto del noto marchio di abbigliamento: oggi l’azienda ha comunicato ai sindacati la volontà di chiudere lo stabilimento. Decisione che arriva ad un anno e mezzo di distanza dagli accordi siglati un anno e mezzo fa, dopo che la Guess aveva annunciato di non voler rinnovare all’allora Focus Europe la licenza di produzione e distribuzione del marchio. Le trattative guidate dalla Provincia avevano portato ad un compromesso: cassa integrazione straordinaria e mobilità volontaria e incentivata, con salvaguardia di una parte dei posti di lavoro e il mantenimento a Crevalcore di una società specializzata nell’attività di ricerca e sviluppo stilistico, gestione avanzamento prototipia-produzione e controllo qualità sui prodotti.

Dai 76 dipendenti dipendenti di allora si e’ scesi ai circa 30 di oggi, per l’85% donne. Nel frattempo, dopo una procedura di incorporazione avvenuta lo scorso ottobre, lo stabilimento ha preso il nome Guess service e di fatto, spiega Nunzio Di Ruocco della Filctem-Cgil, è una costola dell’omonima azienda madre di Firenze. Per i lavoratori, ora, si ripresenta lo spettro del licenziamento. “C’è un bel problema”, afferma Di Ruocco, “perché questa volta vengono disattesi gli impegni presi dallo stesso Paul Marciano”, patron del gruppo Guess, “davanti ad istituzioni, sindacati e lavoratori”. L’annuncio di oggi “ci lascia estremamente spiazzati”, afferma il sindacalista, visto che l’azienda ha comunicato “su due piedi la chiusura dello stablimento, drastica e irreversibile, entro due o tre mesi”. Ricevuta l‘informazione, “abbiamo subito lasciato il tavolo e convocato un‘assemblea dei lavoratori, prendendoci il rischio di una sanzione disciplinare - spiega Di Ruocco - perché servirebbe un certo preavviso”. Come prima mossa, sindacato e dipendenti hanno deciso di “rivestire” l‘ingresso dello stabilimento, domani mattina, con bandiere e striscioni.

Contemporaneamente, c’è la richiesta di un incontro con i vertici aziendali “al massimo entro la fine della prossima settimana”, riferisce Di Ruocco, sottolineando che “siamo pronti anche ad andare tutti a Firenze, autofinanziandoci il pullman”. Nel frattempo, i lavoratori non interromperanno la produzione: questo “per spirito di collaborazione, visto che l’azienda - spiega il funzionario - è sotto campionario”. Per quanto riguarda le motivazioni che l’azienda ha posto alla base dell‘annunciata chiusura, “ci hanno parlato di un‘ulteriore recessione dei mercati e del fatto che le vendite non giustificano più la presenza a Crevalcore”, spiega Di Ruocco. Inoltre, l‘azienda ha chiamato in causa anche “il pareggio tra franco svizzero ed euro”, aggiunge il sindacalista, visto che “loro hanno ripreso il marchio a Lugano e fatturano direttamente da lì, da quando a Crevalcore non c‘è più l‘amministrazione”. L‘annuncio dell’azienda, ad ogni modo, ora mette a rischio il posto di quasi 30 persone, quasi tutte lavoratrici e con “ottime competenze”, sottolinea Di Ruocco. Se è vero che rispetto ad un tempo sono pochi i dipendenti ancora impiegati, conclude il funzionario, è vero anche che gli attuali lavoratori rappresentano un elevato “valore politico, perché la loro tutela era un impegno preso grazie al sostegno manifestato verso la vertenza di un anno e mezzo fa, era il frutto di una contrattazione che aveva visto protagoniste le istituzioni”.