Bologna, 10 agosto 2021 - I letti del Sant’Orsola dedicati al Covid-19 si stanno esaurendo. Su 43 posti disponibili, 42 sono occupati. Nella seconda metà di agosto si aprirà un altro reparto e lo stesso sarà per l’Ausl che ne ha già messo a disposizione fino a 30 letti. Aspetto ad andare in vacanza, perché prima voglio capire che cosa sta succedendo". Pierluigi Viale è nel suo studio del Policlinico e allarga le braccia.
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Pierluigi Viale, l'infettivologo del Sant'Orsola
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Professore, è preoccupato? "La situazione non è drammatica – ammette il direttore del Dipartimento interaziendale per la gestione integrata del rischio infettivo –, ma all’aumento molto significativo dei nuovi casi, per la legge dei grandi numeri, si alzano anche i ricoveri, sebbene siano una piccola porzione. E per fortuna la maggioranza dei ricoverati presenta una gravità contenuta, per cui i ricoveri in Terapia intensiva sono ancora limitati. Però l’impatto sul sistema sanitario comincia a farsi sentire". Chi sono i ricoverati? "Il 40% sono soggetti vaccinati, per lo più anziani arrivati in ospedale per altri motivi, senza sintomi Covid, scoperti positivi in seguito ai controlli in ingresso: il loro sistema immunitario ha risposto poco alla vaccinazione. Il 60%, invece, non è vaccinato: sono pazienti di tutte le fasce di età entrati per i sintomi del virus, molti con polmonite da Covid. Una parte cospicua è tra i 40 e i 70 anni, un’altra è formata da over 70. Direi che tutti dovrebbero fare una riflessione su chi va in giro a dire che il vaccino non serve" . Ha chiesto ai degenti perché non si sono vaccinati? "Certo. In genere rispondono ’ci stavo pensando’, oppure ’non ero convinto del tutto’. Forse sono scuse, ma teniamo presente che mi rivolgo a persone che stanno male e hanno la mascherina dell’ossigeno. Forse dietro c’è la paura, una paura non giustificata e non sostenuta da alcuna evidenza scientifica, insomma un modo di vedere la vita tanto lontano dal mio".
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Che cosa si sente di dire agli indecisi? "Il deterrente per un over 65 è di sottoporsi alla profilassi per evitare i rischi di malattia grave e morte, quello per un giovane, figlio o nipote di 20 anni è invece solo di compiere un’azione civile, perchè lui di Covid-19 non morirà".
È favorevole al Green pass? "Sì. È un’ottima idea e non sono d’accordo con chi dice che è una limitazione della libertà personale. Il principio che una persona possa decidere liberamente della propria salute, non vale quando siamo in presenza di malattie trasmissibili perché rinunciare a una cura o alla prevenzione realizza una condizione di rischio per la comunità. Non ci sono deroghe. Per le malattie trasmissibili decide il sistema sanitario che si occupa della comunità e non il singolo".
A scuola vaccinati quindi? "Si, il mantra dovrebbe essere: no vaccino no scuola. Se gli studenti non sono protetti stanno a casa in Dad. E poi tutti i docenti, dall’asilo all’università, si devono vaccinare, altrimenti non si meritano il ruolo di insegnanti. Perché un insegnante non deve solo trasmettere nozioni, ma essere un esempio di coscienza civile".
Il ’certificato verde’ potrebbe diventare un lasciapassare per le discoteche? "Potrebbe essere una soluzione".
Le prenotazioni vaccinali dei più giovani sono in aumento. Secondo lei, è la spinta del Green pass? "Intanto, è un richiamo alla coscienza civile. E poi dietro i minorenni e i ragazzi ci sono i loro genitori che possono dire ’se vuoi andare in vacanza prima vaccinati’. Sono un medico e anche padre, ho gli stessi patemi d’animo di tutti davanti a una vaccinazione, ma il rapporto è così forte a favore del beneficio che non si devono avere dubbi".
Il virologo Pregliasco suggerisce il coinvolgimento dei volontari per il vaccino ’porta a porta’. È d’accordo? "Va bene tutto per aumentare la copertura vaccinale. Il generale Figliuolo dice che arriveremo al 70% della popolazione entro settembre. Per me è ancora poco, bisogna alzare l’asticella. Più ci si vaccina, meno circola il virus e i casi e ricoveri diminuiscono".
Siamo alla quarta ondata: ci si può curare a casa? "Non ci sono cure da fare a casa. Se un cinquantenne è in buona salute e ha sintomi leggeri può mettersi in isolamento e prendere dei sintomatici. Ma se il paziente è a rischio di evoluzione grave, deve essere inviato a una visita infettivologica urgente nei Pronto soccorso o negli ambulatori dedicati, dove può essere anche sottoposto alla terapia monoclonale, se la malattia è all’esordio".