DONATELLA BARBETTA
Cronaca

Covid Bologna, Natale all'ospedale Sant'Orsola: "E' una missione"

Anche i sanitari del Policlinico saranno operativi per assistere i pazienti contagiati: "I parenti ci portano regali e biglietti d’auguri"

Natale nelle corsie covid dell'ospedale Sant'Orsola

Natale nelle corsie covid dell'ospedale Sant'Orsola

Bologna, 24 dicembre 2021 - Un Natale diverso, dalla trincea del Covid (video), ascoltando le voci di chi ogni giorno è in prima linea e assiste i pazienti ricoverati al Sant’Orsola. Come affrontano medici e infermieri queste ore nel padiglione 25? L’attività è quella di sempre, il segno che le Feste sono arrivate è l’albero addobbato in fondo al corridoio, ma dietro alla normalità ci sono tanti sentimenti diversi.

Anche al Maggiore Natale in trincea (video)

Natale nelle corsie covid dell'ospedale Sant'Orsola
Natale nelle corsie covid dell'ospedale Sant'Orsola

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L’anestesista rianimatrice Elena Chinelli, 48 anni, non nasconde che "il momento è impegnativo dal punto di vista fisico e psicologico, i turni sono molto pesanti, i pazienti critici e spesso hanno ricoveri prolungati, così si arriva ad avere una conoscenza e un legame con le famiglie, con alcuni ci teniamo in contatto. Il nostro non è solo un lavoro, ma una missione". Mario Soldati, 31 anni, specializzando di Medicina interna nel reparto del secondo piano, pensa già a domani: "Arriverò presto, farò il giro delle visite e resterò qui fino alla sera, alle 21. È il primo Natale che passerò in un reparto con i malati contagiati. A casa sono contenti di me, il gruppo di lavoro è meraviglioso e siamo grati alla dottoressa Giulia Fiorini che ci guida".

Il giovane medico ha già vissuto un’esperienza che lo ha colpito. "Sono stati ricoverati qui per polmonite da Covid una madre, anziana, e un figlio: lui non si era vaccinato e aveva deciso di non far vaccinare la madre che non si era opposta. Ma mentre il figlio si è salvato, la madre non ce l’ha fatta e solo a quel punto l’uomo ha capito che forse con il vaccino la madre avrebbe avuto molte più possibilità di sopravvivere. Mi ha detto ‘so di aver fatto un grande sbaglio’. Purtroppo, sono ancora molti quelli che con il loro comportamento fanno un danno ai più fragili, su 20 ricoverati una metà non è vaccinata". L’atmosfera natalizia arriva dai regali: "Alcuni parenti ci portano dolci, altri ci scrivono biglietti d’auguri".

Per il professor Claudio Borghi, direttore della Medicina interna e a capo delle degenze ordinarie Covid, "il personale è il vero supporto del nostro lavoro. Alla versatilità professionale e alla disponibilità senza limiti, tutti gli operatori sanitari aggiungono in queste feste la abnegazione di chi antepone la salute degli altri alle proprie esigenze ed è il regalo più bello che io potessi ricevere".

Al primo piano, nella terapia semintensiva, incontriamo Paola Paganelli, 54 anni, l’infermiera che ha il ruolo di referente organizzativa. "Sarò qui a Natale per la seconda volta, quest’anno copro un turno, nel 2020 era capitato per tamponare le necessità del momento". Per lo scambio degli auguri tra pazienti e familiari non resta che affidarsi alle telefonate e ai mezzi on line. "Sarà una giornata in cui il tablet che ci è stato donato verrà molto richiesto – immagina – e del resto non smettiamo mai di fare videochiamate". E ce n’è una che l’infermiera non dimenticherà mai: "Un ragazzo che era stato intubato, quando si è ripreso mi ha chiesto di chiamare la fidanzata. Ero lì accanto, assistevo al colloquio e a un certo punto con mia grande sorpresa lui le ha chiesto di sposarla. È stato un momento molto emozionante".

Nel reparto nessuno dimentica Sergio Bonazzi, l’infermiere morto per Covid lo scorso anno. Nel corridoio c’è la scritta ‘Bonny’, come lo chiamavano tutti, accanto è stato allestito un piccolo presepe e poi c’è la targa all’ingresso della terapia intensiva: ’Questa Covid Intensive Care’, si legge, è dedicata a un ’vero figlio del Sant’Orsola’. "Per ricordare Bonny lo scorso 28 novembre abbiamo partecipato a una messa nella chiesina del nostro padiglione: avevamo fatto le prove di canto per il coro ed eravamo in tanti, erano presenti anche la moglie e il figlio", sottolinea l’infermiera.

Al piano terra la terapia intensiva diretta da Andrea Zanoni, dove sono assistiti i malati più gravi. Natascia Onestini, 47 anni, infermiera, ammette la fatica. "Stiamo facendo i doppi turni e io sono qui dall’inizio della pandemia. Se sono sposata? Sì, mio marito è un collega dello stesso reparto, mi capisce. Lavoreremo tutti e due, il nostro sarà un Natale di solidarietà". Focus sulla profilassi: "Per Natale porterei un No vax in terapia intensiva per osservare la realtà che viviamo noi, anche solo per due ore, in modo da far vedere quello che si sta facendo per chi si ammala di Covid".

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