Bologna, 19 gennaio 2021 - "Ebbene sì miei cari, avevate ragione, tutta questa è pura finzione. Molti di noi sono attori, ma la maggior parte veri operatori sanitari, formati, istruiti, pagati profumatamente anche, ma la messa in scena era grande e necessitava di grandi finanziamenti. Per questo non sono mancati, tra big pharma e grandi e oscuri magnati miliardari...". Ha iniziato a girare a gennaio, su Facebook, un monologo di cinque minuti introdotto da queste parole e intitolato Gli artisti del Terrore . Le pronuncia un uomo vestito da infermiere ai tempi del Covid, con mascherina e "scafandro", che pian piano si toglie gli "abiti di scena" e diventa un personaggio teatrale: ma qual è la finzione e quale la verità? Non tutti all’inzio hanno capito la messa in scena surreale che voleva raccontare ai negazionisti del Coronavirus, lo stato delle cose, ribaltando però la triste realtà con cinismo. In poco tempo il video ha raggiunto migliaia di visualizzazioni che in questi giorni sono diventate oltre 700mila e l’infermiere del Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore Antonio Capodieci , che l’ha scritto e diretto, coinvolgendo anche alcuni colleghi (Gianluca La Rocca, il protagonista, Francesca Intini, Martin Chiarelli e Marco Distrasio), è diventato un operatore sanitario virale. Ma Capodieci, si scopre, ha studiato anche cinema a Bologna e alcuni suoi video-verità, sulla vita in ospedale ai tempi del primo lockdown, sono entrati nel film di Salvatores Fuori era primavera, visibile ora su RaiPlay.
Capodieci, lei è un infermiere videomaker? "Il mio lavoro è all’ospedale Maggiore, ma la mia grande passione è il cinema che ho studiato all’Accademia del cinema a Bologna. Quando tolgo lo scafandro dopo lunghi turni in ospedale, mi piace lavorare con la fotocamera, mi esprimo meglio con le immagini che con le parole e già dopo il primo lockdown girai Non sono un eroe. Filmo tutto nel salone di casa".
Come si sente psicologicamente? "Sono abbattuto e per fortuna ora che anch’io ho fatto il vaccino, inizio a vedere la luce in fondo al tunnel. Però, arrivati a novembre e dicembre, io e i miei colleghi eravamo davvero demotivati, stanchi, anche perché sentendo molte persone che ci offendevano, che ci chiamavano assassini, complici, che se prima ci celebravano e ora ci chiamavano terroristi, ci sentivamo davvero sotto attacco. Ogni sforzo sembrava vano, ogni consiglio sul prestare attenzione sembrava un’offesa".
Avete perso la pazienza e siete passati all’attacco. "Sì, non ne potevamo davvero più e abbiamo voluto rispondere ai negazionisti e alle loro teorie non cadendo nelle loro trappole, non utilizzando l’offesa ma neppure una dialettica mansueta. E quindi ho scomodato l’ironia, assecondando le loro ipotesi e mostrandone l’irrazionalità. Le loro teorie le ho portate al paradosso".
Com’è stata la risposta dei negazionisti? "All’inizio il video girava e lo condividevano proprio loro, sulle loro pagine, perché non capivano l’ironia, credevano fosse tutto vero, dicevano: ‘ecco qualcuno che ha il coraggio di dire a verità’. E siamo rimasti sconvolti perché ci hanno confermato che tante persone non hanno senso critico, credono a tutto quel che gira su internet. Poi, iniziando a diffondersi tanto, ne hanno capito il senso e sono arrivati gli insulti. Ma ormai...".