FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Cossiga con Mambro e Fioravanti, i parenti delle vittime della strage: “Incontri riprovevoli”

Il presidente Bolognesi e le rivelazioni della figlia del capo dello Stato: “Si sa che li riteneva innocenti e ha sempre detto di credere alla pista palestinese. Ma il tè in salotto..."

Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. A destra, Francesco Cossiga

Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. A destra, Francesco Cossiga

Bologna, 5 febbraio 2024 – “Che Francesco Cossiga avesse incontri con terroristi, sia neri sia rossi, era già in parte emerso. A parer mio quello era un comportamento abietto, da parte di un presidente della Repubblica, ma ciò non di meno era noto. Certo, che ora lo dica la figlia pubblicamente rende tutte le voci più ‘affidabili’, ma non c’è alcuna sorpresa".

Così Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione per i familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, commenta quanto rivelato al Corriere della Sera da Anna Maria Cossiga, la figlia del presidente morto nel 2010, che ha raccontato di avere una volta trovato nel salotto di casa Francesca Mambro e Giusva Fioravanti – entrambi condannati all’ergastolo in via definitiva come esecutori materiali della strage che, nella stazione centrale di Bologna, quasi 44 anni fa, mieté 85 vittime e causò oltre 200 feriti – che prendevano il tè col padre. Di fronte alle perplessità della figlia, che si definisce "basita", l’ex presidente le avrebbe risposto: "Per la strage di Bologna sono innocenti".

Una posizione che peraltro Cossiga ha sempre perorato durante la propria vita, e che non ha mai tenuto nascosto di ritenere invece che l’esplosione dell’ordigno nella sala d’aspetto della seconda classe fosse stata una "tragica fatalità" durante un cambio di treno da parte di terroristi palestinesi diretti altrove, e che mai dunque la bomba fosse destinata a Bologna. È questa del resto un’ipotesi che ha negli anni ha avuto numerosi sostenitori, e una delle ricostruzioni legate alla cosiddetta "pista palestinese".

Bolognesi si è più volte scagliato, per questo motivo, contro l’allora presidente della Repubblica, tanto che "una volta mi voleva querelare per diffamazione, perché avevo criticato certe sue affermazioni e decisioni. Ero parecchio preoccupato, era la prima volta che qualcuno minacciava di denunciarmi e per di più era il presidente della Repubblica... poi però non fece nulla", racconta il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. Presidente che, in questi giorni, è impegnato a seguire il processo d’appello a Paolo Bellini, l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale condannato in primo grado all’ergastolo come "quinto uomo" della bomba in stazione insieme con Mambro, Fioravanti e Luigi Ciavardini (quest’ultimo condannato a 30 anni, sentenza definitiva) e Gilberto Cavallini, che ha visto confermarsi la condanna all’ergastolo in appello lo scorso settembre. Domani ci sarà la seconda udienza del processo a Bellini, davanti alla Corte d’assise d’appello bolognese.