Bologna, 5 febbraio 2020 - Ravioli, involtini primavera e sushi. Fino a qualche settimana fa erano la moda culinaria del momento. Oggi sono evitati come se fossero contagiosi. E i primi a farne le spese sono i ristoratori cinesi, travolti da questo panico da Coronavirus. “Ma non c'è nulla da temere e io sono qui per testimoniarlo” ha detto il sindaco Virginio Merola, ospite di Sing Zhou, proprietario del ristorante Singapore in via Marsala, per un pranzo organizzato da Confesercenti e Fiepet con l'obiettivo di combattere questa 'psicosi'.
“Il coronavirus non si trasmette per via alimentare – continua il Sindaco -. Dobbiamo capire che viviamo in un mondo globale in cui ci sono rischi e opportunità. C'è il contagio ma c'è anche la possibilità conoscere le cose tempestivamente”. Poi aggiunge: “Siamo in una situazione di massima precauzione non di allarme, invito tutti a seguire le informazioni autorevoli e non quello che si legge su Facebook. Le norme igieniche, come lavarsi le mani sono la nostra prima difesa, che poi non è altro che la buona educazione.”
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Anche Massimo Zucchini, presidente provinciale Confesercenti al pranzo 'dimostrativo': “Le paure sono paure giuste e vanno capite, ma questa situazione non deve accadere. Non mangiare in un ristorante solamente perché cinese è una cosa che non sta né in cielo né in terra”. Per Luca Qiu, membro della presidenza di Confesercenti e Ceo di Value China: “È importante sensibilizzare la popolazione sul fatto che i ristoranti cinesi prendono i prodotti dalle stesse reti di fornitura dalle quali si approvvigionano i ristoranti italiani”.
Poi aggiunge: “Purtroppo sia in città che in provincia abbiamo casi in cui ci sono cali di clientela che va dal 30 al 50 percento”. Anche Sing Zhou, del ristorante Singapore ha avvertito il colpo della 'psicosi': “Nel fine settimana ho dovuto fare dei tagli sui camerieri a chiamata, mentre sto cercando di mantenere gli altri”.