GIORGIA DE CUPERTINIS
Cronaca

Confcooperative Una Bologna a tre zeri "La ricetta per abolire emissioni e disparità"

Confcooperative Una Bologna a tre zeri "La ricetta per abolire emissioni e disparità"

di Giorgia De Cupertinis

"Una Bologna a tre zeri". È la città immaginata sulla scia delle parole di Muhammad Yunus, economista bengalese – nonché premio Nobel per la Pace nel 2006 – il quale dettò la ricetta per invertire la rotta e proporre un nuovo modello di sviluppo per il mondo. Modello che ha ispirato e dato il via a uno dei primi esperimenti della nuova Fondazione Yunus Italia (già Fondazione Grameen) attraverso lo studio commissionato da Confcooperative Bologna – oggi Terre d’Emilia – e realizzato con Nomisma: applicare, per la prima volta, il paradigma dei tre zeri alla città felsinea (in questo caso, zero diseguaglianze, zero consumo di suolo, zero emissioni di CO2). "Abbiamo subito colto l’opportunità di sperimentare un paradigma così ampio da toccare le sfide più importanti per la città", afferma Daniele Ravaglia, vicepresidente di Confcooperative Terre d’Emilia. I primi due capitoli di ‘Bologna a Tre Zeri’ sono stati presentati nei mesi scorsi. Sul terzo capitolo, relativo alle emissioni carboniche, "Bologna ha compiuto una scelta importante, quella di anticipare di vent’anni la neutralità climatica, candidandosi a raggiungere il saldo zero emissioni di CO2 nel 2030. L’obiettivo è molto difficile da raggiungere, ma la decisione è coraggiosa perché invita ad accelerare in questo senso – spiega Marco Marcatili, responsabile sviluppo Nomisma –. Per quanto riguarda il terzo zero, abbiamo preso in considerazione uno dei modi possibili per affrontare questa sfida, ovvero ridurre l’utilizzo delle fonti fossili. E ci siamo chiesti cosa le imprese potessero fare in questo senso, per dare un contributo".

Non è finita. "Le imprese – continua Marcatili – hanno capito l’importanza dell’autoproduzione e dell’autoconsumo, dove è già stato fatto un grande passo in avanti, ma sarà inoltre fondamentale condividere l’energia. Bologna è un laboratorio del fare insieme. Ed anche per questo necessario affrontare, in squadra, sfide di questo tipo". Inoltre, dai dati "vediamo che il fabbisogno di energia elettrica è pari a circa 5000 gigawattora: 1600 (30%) sono prodotti sul territorio e di questi, 800 sono energia rinnovabile – continua Marcatili – equivalenti al 16% su questo fabbisogno. Un dato su cui bisogna crescere: dobbiamo spingere l’acceleratore sulla produzione e convincerci che è bene fare un dimensionamento degli impianti non solo per il proprio autoconsumo ma anche per valutare una condivisione".

Rilevante, quindi, l’importanza di questo studio, che sarà anche tema di confronto all’interno di un panel ad hoc durante la Giornata italiana del Social Business, evento del 28 giugno promosso da Fondazione Yunus negli spazi di Mug – Magazzini Generativi: "Parliamo di una ricerca che mette sotto la lente d’ingrandimento i Tre Zeri – aggiunge Ravaglia – per capire, inoltre, come la cooperazione può tenere fede a questi tre obiettivi significativi. A partire da ‘zero disuguaglianze’, in quanto anche a Bologna emerge una divaricazione accentuata tra chi sta bene e chi sta male, fino a passare al ‘zero consumo di suolo’ e, infine, all’obiettivo ‘zero emissioni’". Scenari in cui le cooperative si sono sempre schierate in prima linea e su cui continuano a tenere puntati i riflettori. Anche per quanto riguarda il terzo zero, da sottolineare è l’importanza di un "coinvolgimento molto forte dei privati e delle aziende cooperative – continua Ravaglia –. Abbiamo sollecitato la costituzione e il sostegno alle comunità energetiche in forma cooperativa, realtà che appunto possano occuparsi di produzione di energia con delle procedure più agevolate. A oggi non c’è ancora una normativa completa, ma la cooperazione si è strutturata bene: abbiamo la società che può fare l’audit energetico, le banche che possono fare finanziamenti agevolati per chi costruisce e inoltre, possiamo offrire supporto consulenziale per chi vuole procedere in questa strada. La cooperazione bolognese ha gli strumenti per quanto riguarda tutti e tre i campi. Ma serve grande coinvolgimento per raggiungere gli obiettivi".