Il Comunale conclude in bellezza la Stagione lirica 2024 con una pregevole produzione dell’opera ’Pagliacci’ di Leoncavallo. L’allestimento è quello della regista Serena Sinigaglia già apprezzato nel 2019: semplice, lineare, rispettoso di quanto il libretto richiede, insomma una vera rarità nell’attuale panorama di folli riscritture drammaturgiche. La decisione di riproporre l’opera nella sua dimensione originale, con i due atti separati da intervallo (anziché nel classico accoppiamento con ’Cavalleria rusticana’), offre poi allo spettacolo quel respiro che merita, riempiendo adeguatamente lo spazio temporale.
Gli interpreti musicali, ottimali già sulla carta, hanno tutti confermato le aspettative: voci importanti, possenti, capaci di tener testa alle richieste dell’autore, che raggiungono in più momenti veri picchi di drammaticità. Il tenore Gregory Kunde (Canio), con quasi mezzo secolo di carriera sulle spalle, riesce a stupirci ogni volta che torniamo a sentirlo nella sua freschezza vocale, temendo di non trovarlo più in forma come nell’occasione precedente; e dobbiamo allora essere grati alla direzione del Comunale che, nelle ultime stagioni, è riuscita a proporcelo in tante opere differenti.
Sempre inappuntabile (nella foto) il soprano Mariangela Sicilia (Nedda), che allo sfogo vocale sa affiancare l’emissione di suono più impalpabile, e sembra trovarsi a perfetto suo agio in ogni personaggio. Dei due baritoni, Roman Burdenko (Tonio) è riuscito a contenersi entro la civiltà vocale anche nei momenti più concitati, pur senza nulla togliere alla rudezza del personaggio, evitandoci quegli effettacci d’un tempo che ancora capita qua e là di sentire in quest’opera; al contrario Mario Cassi (Silvio) ha rinunciato a certa melensa eleganza che, per contrasto, il secondo baritono spesso sfoggia, facendone un uomo del popolo rurale anch’esso. Non ultimo Paolo Antognetti (Beppe), capace di dare piena statura vocale ai piccoli personaggi chiamato a interpretare.
Belle prove anche per i due cori, molto impegnati vocalmente e scenicamente: quello degli adulti istruito da Gea Garatti Ansini e quello dei bambini preparato da Alhambra Superchi. Una sicurezza in questo repertorio è la bacchetta – sprizzante entusiasmo – di Daniel Oren, che negli ultimi anni sembra essere ricambiato da un particolare affetto tra il pubblico bolognese, grazie alle sue presenze ripetute, trovandosi per altro in piena sintonia anche con l’orchestra. Applauditissimo al termine dell’opera, insieme a tutti i cantanti, con vere ovazioni per Kunde e Sicilia.
Marco Beghelli