Se lo scorso anno davanti alla lente veniva posta la relazione tra uomo e macchina, quest’anno PhMuseum Days decide di cambiare ottica, investigando il cambio di percezione delle cose, quando guardiamo da una prospettiva diversa. Al via domani e in mostra fino a domenica 15 settembre tra Dumbo e altri luoghi della città, ecco ’Closer’, nuova edizione di questo festival della fotografia creato da PhMuseum Lab, che ha invitato 14 fotografi a trattare il tema con il loro occhio. Sono già visibili due progetti, al momento, e ci portano in via dell’Abbadia, dove le bacheche affissive curate da Cheap ospitano ’Existential Boner’ di Mahalia Taje Giotto, artista trans e non-binary che ha iniziato una documentazione della sua transizione in concomitanza con la terapia ormonale, avvicinando la tradizione di autoritratto del secolo scorso al tempo delle webcam e delle fotocamere interne. Inoltre al cortile dell’Archiginnasio è già stata allestita la collettiva ’Closer’, con 40 foto di artisti internazionali. Ci si inoltra poi al Dumbo da domani (taglio del nastro alle 18,30), per scoprire tante nuove prospettive, attraverso lavori che, ci tiene a sottolineare il direttore artistico e curatore dei Days, Giuseppe Oliverio, propongono un distacco anche stilistico, cambiando strada rispetto al trend del foto-giornalismo, senza rinunciare al racconto, anche di storie che partono dai fotografi stessi.
Ecco ad esempio Kush Kukreja, classe 1994, indiano, che è anche un performer, poiché nei suoi scatti intitolati ’Only in Good Taste’, decostruisce un simbolo dell’Antropocene, il fiume Yamuna sempre dipinto come "il fiume inquinato" (dal reportage tradizionale), compiendo indagini come farebbero un perito o un chimico: e si ritrae vestito da tecnico, con gilet tattico ed elmetto. ’The Skeptics’ di David De Beyter (Francia, 1985), esprime il tentativo di guardare da vicino qualcosa di estremamente distante, partendo da una serie di avvistamenti Ufo, documentati nelle isole Canarie, e inoltradosi negli studi di una comunità di ufologi amatori. Accattivante la scelta di Thomas Mailaender (Francia, 1979), che celebra la storia delle immagini, senza mostrarne nemmeno una: il focus non è sul prodotto finale, lo scatto, ma sui meccanismi, i materiali e i supporti che lo rendono possibile e quindi ecco per lui creata una serra ricoperta di stickers che celebrano i brand fotografici degli anni ’70 e ’80, un inno alla tecnica e ai suoi feticismi. Dall’altra parte della lente, ecco invece Tara Laure Claire Sood (India, Franca 1995), che con ’The Studio’ omaggia gli studi fotografici presenti nei villaggi dell’India, prima che le fotocamere diventassero di uso comune. Tanti altri lavori animano i Days (una personale ’Anatomy of an Oyster’ di Rita Puig-Serra, spagnola, classe 1985, è già visibile al Lab di via Paolo Fabbri 10/2 a) che "vogliono raccontare delle storie, portandoci a conoscenza di storie personali", chiosa Camilla Marrese, co-curatrice di PhMuseum. Ingresso 10 euro.