BEPPE BONI
Cronaca

Clima e prezzi, la crisi del pomodoro: "A rischio coltivatori e aziende"

Allarme di Confcooperative: "La grande distribuzione ha scommesso sulla contrazione dei consumi"

Clima e prezzi, la crisi del pomodoro: "A rischio coltivatori e aziende"

Clima e prezzi, la crisi del pomodoro: "A rischio coltivatori e aziende"

Chiusa con qualche buon risultato la protesta dei trattori arrivata fino a Bruxelles, le preoccupazioni nel mondo dell’agricoltura non sono finite. Adesso è l’ora del pomodoro. La crisi dell’oro rosso da industria agita produttori e aziende di trasformazione tra possibile calo dei consumi, clima anomalo e malattie delle piante. L’Italia, primo esportatore, produce 53 milioni di quintali di pomodori, trenta dei quali provenienti dalla Pianura padana.

Davide Vernocchi, imprenditore romagnolo, del settore ortofrutta di Confcooperative, che succede?

"Siamo molto preoccupati per la stagione in corso, che tra eventi climatici e acrobazie di mercato rischia di penalizzare fortemente i produttori".

Il clima che effetti negativi ha prodotto?

"Il mese di maggio caratterizzato da nubifragi frequenti e intensi in Emilia-Romagna e Lombardia ha allungato i tempi dei trapianti, quindi molta parte della raccolta slitterà a ottobre. Mentre il periodo migliore è tra luglio e settembre. Ciò incide su quantità e qualità del prodotto".

Che stima si fa sul calo di produzione?

"Difficile fare una valutazione ora. Sarà comunque notevolmente inferiore all’anno precedente".

Stima dei danni?

"Non è ancora possibile farla, ma i danni saranno ingenti".

Poi le malattie delle piante.

"La peronospora ha aggiunto un carico da novanta, danneggiando molte coltivazioni".

La Grande distribuzione cosa propone?

"Tende ad acquistare meno quantitativi di pomodori, anche trasformati, ipotizzando un calo dei consumi e propone prezzi più bassi all’acquisto. Riteniamo che sia una valutazione sbagliata, perché il mondo agricolo ha fatto altri calcoli".

Quali?

"Nella pianura padana il mondo agricolo ha allargato la superficie coltivata a circa 40mila ettari quando normalmente si sta sui 36/37mila. Se c’è un crollo dei prezzi ipotizzando un calo dei consumi le aziende rischiano di finire in ginocchio".

Come va con la concorrenza dei paesi esteri?

"Preoccupano Cina e Cile che offrono concentrato di pomodoro a prezzi stracciati. Bisogna tenere presente, però, che il prodotto italiano ha una maggiore qualità ed è tutto tracciato. Il consumatore deve tenerlo presente".

Come va con la manodopera stagionale?

"È diventata una carenza cronica. Nel settore dell’agricoltura manca circa il 20% del fabbisogno, idem in quello della trasformazione. Molti operai che venivano dall’Est ora si rivolgono ad altri Paesi. In ogni caso la manodopera regolare scarseggia".