
Il grande afflusso di turisti degli ultimi anni ha fatto proliferare i locali in centro
Bologna, 23 marzo 2025 – A Bologna il cibo è spesso al centro delle discussioni, tra chi ironicamente la chiama "la città dei taglieri" e chi apprezza l’apertura al turismo culinario. Per preservare le tradizioni, l’area del ’nucleo di antica formazione’ – il cuore della città entro i viali – è sottoposta a un vincolo Unesco e regolata dal ’Regolamento per il commercio nelle aree urbane di valore culturale’, introdotto nel 2019 e prorogato fino al 2025. L’obiettivo? Proteggere il patrimonio storico, culturale e artistico della città, imponendo limiti ad attività commerciali non compatibili con la tradizione locale, pur lasciando spazio a possibili ’progetti speciali’.
Quest’anno, ad esempio, la giunta ha approvato un unico progetto speciale – il progetto delle ’Cesarine’ per un home restaurant diffuso in centro – bocciandone altri diciassette. Ma cosa ne pensano cittadini e turisti della scena gastronomica bolognese? Rimane autentica o è ormai troppo ’turistica’?
C’è chi si rammarica per la perdita dell’artigianato e delle tradizioni locali: "Bologna, soprattutto in centro, con la globalizzazione ha perso molti dei suoi negozietti artigianali, che sono diventati i soliti ristoranti per turisti – afferma Francesco Bizaro –. È tutto un po’ ripetitivo, un copia e incolla di altre città europee. Bologna è ormai una metropoli, anche se più piccola di tante altre. Si perde molto della storicità cittadina, e secondo me è un peccato. Per chi, come me, è bolognese, ci sono piccole zone di riferimento che ormai sono diventate isole: prima erano una rete, ora realtà a se stanti. Si perde qualcosa che, se pubblicizzato nel modo giusto, piacerebbe anche ai turisti".
Dello stesso parere è Rosetta Iannini: "In centro ormai non si mangia più così bene. È troppo, troppo turistico e i prezzi sono esagerati. Per mangiare bene bisogna andare fuori dal centro. Il turista si adatta a tutto, ma per noi che ci viviamo da anni la differenza si sente".
Anche Erika Falasca sottolinea la difficoltà di trovare piatti autentici: "Il cibo a Bologna resta un must, ma credo che stia un po’ venendo meno la cucina ‘della nonna’. Il tortellino tradizionale si fa fatica a trovare". Non tutti, però, vedono questa evoluzione in chiave negativa. Serena Galli, ad esempio, apprezza i cambiamenti: "Io sono vegetariana e sono contenta che negli ultimi anni Bologna si sia aperta anche a questo mondo. Credo che questa internazionalizzazione abbia contribuito ad ampliare l’offerta culinaria per tutti".
Le fa eco Benedetta Costantini: "Secondo me è ottimo che ci si apra al turismo, perché c’è più scelta, sia per i turisti sia per i cittadini. È giusto così: come tutte le città che si stanno ingrandendo, Bologna segue questa direzione".
C’è anche chi difende la qualità della proposta gastronomica, nonostante il turismo. Angelica Pagliuca afferma con convinzione che "meglio di Bologna non c’è niente. Anche adesso che è più turistica, la qualità rimane al top". Antonella Colliva è d’accordo: "Trovo che a Bologna si mangi sempre bene".
Domenico Bonelli, in visita a Bologna, conferma: "In questi giorni ho mangiato tante cose, tra cui dei biscotti buonissimi in un forno. Nonostante il turismo, ci sono ancora forni e negozi locali con prodotti di qualità: si sentiva che non erano confezionati, ma fatti a mano".
Anche i turisti sembrano apprezzare l’esperienza gastronomica bolognese. Lucila Collantes, dopo tre giorni in città, racconta: "Ho assaggiato i piatti tipici bolognesi, come le tagliatelle al ragù, e mi sono trovata sempre bene. Il cibo è di ottima qualità, i ristoranti tipici facili da trovare e con prezzi giusti".
Dello stesso parere è Alessandro Levetto, turista proveniente da Torino: "Personalmente, mi sto trovando molto bene. Il cibo mi sembra di grande qualità e non è difficile trovare locali tradizionali".