Il fine resta quello di chiedere ai bolognesi cosa pensano della Città 30. Il mezzo è il referendum consultivo, possibile solo grazie alla presentazione di 9.000 firme di cittadini iscritti alle liste elettorali in Comune. Il centrodestra continua così la propria crociata contro l’estensione dei limiti di velocità ridotti a 30 chilometri all’ora con una giornata in cui Bologna è stata sommersa da banchetti per raccogliere le sottoscrizioni e indire la consultazione. A partire da Fratelli d’Italia, che di gazebo solo ieri ne ha organizzati sette, uno in ogni quartiere più un altro in centro, dove si è radunato lo Stato maggiore dei meloniani bolognesi. In piazza Galvani c’erano tutti: il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, il senatore Marco Lisei, il consigliere regionale Francesco Sassone, l’eurodeputato Stefano Cavedagna, insieme con altri consiglieri comunali e di Quartiere.
"Partiamo dal fatto che novemila firme sono un limite assurdo, quota raggiunta in rarissimi casi – sottolinea Lisei –. FdI ha già raggiunto circa 3.000 firme, ce la stiamo mettendo tutta per fare la nostra parte, poi ci uniremo alle altre forze di centrodestra per centrare l’obiettivo. C’è tanta sensibilità rispetto a questa tematica".
La scadenza è fissata al 25 gennaio (sono 90 i giorni di tempo concessi), ma intanto c’è chi fa notare come i lavori per il tram abbiano preso il sopravvento sui 30 orari.
"Se in città c’è stato un calo degli incidenti è dovuto sicuramente ai cantieri e non alla Città 30 – incalza Sassone –, su cui come tutti hanno notato non vengono fatti più controlli. I 30 all’ora non sono più un limite, semmai un auspiscio per i bolognesi, bloccati dai continui lavori sulle strade".
Altri banchetti sono comparsi nei quartieri Navile (piazzetta Teatro Testoni), San Donato-San Vitale (Cirenaica), Savena (via Bellaria), Santo Stefano (Giardini Margherita), Porto-Saragozza (piazza dei Martiri) e Borgo-Reno (in Santa Viola).
"Stiamo dando ai cittadini la possibilità di esprimersi sulla Città 30, possibilità che il despota Lepore non gli ha voluto dare", chiude Cavedagna, mentre tutti i meloniani parlano in coro di "una misura ideologica" ideata dall’amministrazione per cercare "un proscenio nazionale".
Gazebo anche da parte di Forza Italia, che ieri mattina ha organizzato un banchetto all’angolo tra le vie Santo Stefano e Dante per cercare di fare la propria parte.
"Non sappiamo ancora di preciso quante firme abbiamo raccolto perché i nostri certificatori hanno in mano tanti moduli – puntualizza Lanfranco Massari, coordinatore provinciale degli azzurri –. Stiamo raccogliendo le sottoscrizioni da alcune settimane e posso dire che questa mattina (ieri, ndr) sta andando bene: siamo soddisfatti della raccolta perché sempre più cittadini continuano a cercarci per poter depositare la propria firma. Abbiamo deciso di promuovere il referendum perché si tratta di un’operazione calata dall’alto, senza che i cittadini abbiano mai avuto la possibilità di esprimersi". "Il Comune dice che calano incidenti e inquinamento? Semmai è il contrario – prosegue Marco Grandi, consigliere di Forza Italia in Santo Stefano –. I bolognesi sono costretti a guardare il contachilometri, distraendosi, per poter rispettare i 30. E poi lo sanno tutti che, andando a marce più basse, l’inquinamento aumenta".
La raccolta firme è stata portata avanti anche dalla Lega: "Ci sono ancora due settimane: invitiamo tutti ad andare a firmare e contattarci per ogni necessità", dice Cristiano Di Martino, segretario cittadino del Carroccio. Insomma, un rush finale del centrodestra per completare una missione (quasi) impossibile.