Bologna, 17 settembre 2023 – La rivoluzione della Città 30 sarà soft. "Andremo piano piano", disse con una battuta la settimana scorsa il sindaco Matteo Lepore. L’ha ribadito ieri, nell’intervista al Carlino: "Vogliamo realizzare questo provvedimento con i bolognesi", annunciando "un confronto nei quartieri".
Le opposizioni, però, bocciano in toto il grande cambiamento. C’è chi, come i giovani di Forza Italia, oggi allestiranno un banchetto dalle 16 alle 18 in via Ugo Bassi per dire ’no’ alla Città 30; chi chiede di lasciare più strade con i vecchi limiti e chi bolla come un bluff questa volontà di dialogo con la città.
"La timida richiesta di Lepore di confronto sulla Città 30 sembra una rocambolesca retromarcia – incalza Stefano Cavedagna, capogruppo di Fratelli d’Italia –- Questo accade o dopo che abbiamo raccolto negli ultimi mesi oltre 6mila firme per chiedere di fermare questa follia. Il sindaco se avesse voluto davvero dialogare con tutti, avrebbe potuto farlo tempo fa, prima di imporre in maniera dispotica questa scelta. Lepore ritiri quindi la delibera Città 30 ed apra ad un confronto con tutta Bologna, i lavoratori, i commercianti, i residenti, gli operatori del trasporto pubblico. Rimaniamo convinti che su richiesta dei cittadini, in alcune vie più strette e residenziali può essere limitata la velocità o possono essere installati dissuasori, ma le arterie cittadine devono assolutamente rimanere ai 50 all’ora".
Per la Lega con il trio Matteo Di Benedetto (capogruppo), Giulio Venturi (portavoce) e Cristiano Di Martino (segretario cittadino) "la Città 30 sta già morendo. Inizialmente doveva essere tutto ai 30. Poi tutto ai 30 salvo alcune strade. Ora cominciano a essere un numero considerevole le strade lasciate ai 50. Nonostante questo, siamo convinti che strade come via Saffi, via Battindarno, via Mazzini, via Larga, via Emilia, via Massarenti e via Matteotti, per esempio, debbano rimanere ai 50. Chiediamo un confronto strada per strada con la cittadinanza".
Parla di misura illegittima l’azzurro Nicola Stanzani, "impugnabile al Tar da chiunque ne subirà danno". Per il forzista il provvedimento "viola platealmente il Codice della Strada, all’articolo 142, dove viene sancito che nei centri urbani la regola deve essere 50 chilometri orari e l’eccezione i 30 chilometri orari. Poi non rispetta quanto stabilito dall’articolo 36, comma 6, del Codice della Strada, e della direttiva dei ministeri dei lavori pubblici e dell’Ambiente del 12 aprile 1995, laddove si stabilisce che le disposizioni sul traffico che riguardano l’intero centro abitato devono essere inserite nel Piano generale del traffico urbano, ed essere adottate dal consiglio comunale, cosa che non è avvenuta a Bologna. Si ricordino i bolognesi chi è che non rispetta la regole, quando prenderanno le prime multe".
Critici i civici Samuela Quercioli e Gian Marco de Biase (Bologna ci piace): "Il confronto sarebbe dovuto avvenire prima e non dopo la realizzazione del modello CIttà 30. L’amministrazione faccia un passo indietro rintroducendo il limite dei 50 per le strade nei centri abitati e preveda il limite dei 30 in tutte quelle aree con caratteristiche pericolose e vicine a luoghi sensibili (scuole, ospedali ecc.). Viceversa sarà impossibile rispettare il limite in strade come via Murri, via Toscana, via Saffi, via Corticella e via Mazzini".
D’accordo Francesca Scarano (Misto): "Individuare e fissare zone 30 su strade strette in prossimità di zone sensibili serve, ma è impensabile imporre questo limite in alcune arterie principali dove è praticamente impossibile rispettarlo".